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Giro della Valle d’Aosta in bici+piedi. 450km tra paesaggio e storia.

Giro della Valle d’Aosta in bici+piedi. 450km tra paesaggio e storia.

Dati di viaggio

Bici consigliata: ciclo-cross/meglio Gravel-MTB.
Giorni in viaggio: 14.
Km percorsi bici: 450 km circa.
Km percorsi piedi: 80 km circa.
M dIslivello +: 8000 (solo bici) circa.
M dislivello +: 4000 (solo piedi) circa.
Difficoltà: medio-difficile.
Modalità pernotti: campeggio/rifugio alpino/struttura.

Info utili a fine articolo!

Ci sono tante altre foto da vedere, per ciascuna di essa attiva le informazioni (i) per capirne di più.
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Intro

Alta Valsavaranche nei pressi del camping Gran Paradiso.

Vorrei esplorare una coincidenza senza arrivare a teorizzarla come fa Robert Hopcke, non è qualcosa che mi cambia il corso dell’esistenza, tutt’al più la migliora. Essere baciati dalla fortuna è un’esagerazione di frase e prima che la fortuna aiuti gli audaci bisogna perlomeno aver aspettato sulla strada il passaggio di Fortuna e audacia.
Affrontare coraggiosamente la sfida per poi essere ripagati da felicità e benessere, è quello che i ciclo viaggiatori desiderano.
Mi sono trovato a tastare con mano tra queste sensazioni interiori al cospetto delle imponenti montagne della Valle d’Aosta, colossi di pietra e ghiaccio tremendamente belli ma altrettanto fragili e inermi di fronte all’inarrestabile morsa dei cambiamenti climatici.
Gli ambienti montani cambiano aspetto molto velocemente, la continua perdita di massa dei ghiacciai rappresenta un segnale allarmante che rimanda criticità tangibili a tutti i livelli della biosfera, quindi su vasta scala.
Il solo modo per rallentare questi fenomeni è prendere coscienza di quello che sta accadendo e mettere in campo strategie rivolte all’adattamento e alla mitigazione.

Primo piano. Odissea di viaggio

La strada sterrata che porta Champlong Dessous a Chevrère in Valsavarenche.
Nei pressi di Vieyes in Val Cogne.
Sentiero 8 a Cervinia. Belvedere sul Cervino e Grand Murailles.
Percorso ciclabile in valle d’Ayas a Extrepieraz.
Il ghiacciaio del Monte Rosa visto dalla Becca di Nana.
Una delle migliori cime panoramiche che ho scelto per questo Giro della Valle d’Aosta.
Come raggiungere la vetta:
Sentiero Italia (SI) da Saint Jacques des Allemands fino al Col de Nannaz 2773m e poi sentiero n°3 per la cima.
Cima Bec Pio Merlo 2620m – Cervinia. Balconata semplice e perfetta sul Cervino.
Come raggiungere la vetta:
ascesa rapida a piedi in circa 1h e 45 minuti da Cervinia. Piste da sci e/o sentiero 17.
Escursione panoramica nel Parco del Gran Paradiso – Bivacco Money.
Un’escursione molto bella e panoramica (da metà giro in poi) può essere quella che dalla Valnontey sale in quota al bivacco Money 2872m (sentiero segnato).
La vista spazia sulla porzione più ampia e meglio conservata dei ghiacciai del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Cima Monte Giansana 3038m.
Come raggiungere la cima:
Dal rifugio Tetra Lyre (fondo valle) seguire le indicazioni del sentiero n° 2A, arrivati al Grand Collet deviare a sinistra e seguire le tracce su ghiaione, successivamente seguire liberamente a mezzacosta la linea di cresta fino al M. Giansana.
Fare attenzione al meteo. sentiero esposto per la cima.
Mont Fortin 2758m.

Nell’estate più torrida e siccitosa di sempre in Italia (2022) voglio posare gli occhi sui più famosi e minacciati ghiacciai alpini prima che possano dirsi estinti. Saranno pedalate alla scoperta delle numerose valli montane (Val d’Ayas, Valtournenche, Val di Cogne e Valnontey, Valsavarenche, Val Veny), coronate da ascese a piedi nella forma di trekking giornalieri, così tanto soddisfacenti da poter ambire alle balconate panoramiche (cime e non solo) rivolte alle aree glaciali (sentieri escursionistici. Monte Rosa, Cervino, Gran Paradiso, Monte Bianco).
Per una resa perfetta del Tour della Valle d’Aosta bisogna accostare fasi esplorative e conoscitive talmente forti e interessanti da poter essere annoverate nei ricordi più belli del ciclo viaggio.
Ritorna in auge l’epoca romana e si racconta attraverso antiche strade di fondamentale importanza (Via delle Gallie), colonie incantevoli (Augusta Praetoria=l’attuale Aosta, Eporedia=Ivrea) ed opere architettoniche di spicco (ponte acquedotto a Pont d’Ael). Tutta la regione è punteggiata da castelli di varia natura e storia, da quelli strategicamente inattaccabili (*forte di Bard, castello d’Introd, Verrès) a quelli dal carattere di fortificazione-residenza signorile (Issogne, Fenis, Aymavilles) o appartenuti direttamente alla famiglia reale dei Savoia (Sarre, Savoia), senza contare i ruderi e i castelli valdostani definiti primitivi (torrione cinto da mura: Cly, Graines, Chatel-Argent).
Il Giro della Valle d’Aosta in bicicletta è l’odissea di un viaggio “impegnato” che sembra non finire mai, estrapolarne tutti i contenuti diventa una seconda impresa. 450 km pedalati e 100 km camminati sono distanze significative ma restituiscono alla perfezione quella visione complessiva che volevo avere dal viaggio, ricco ed eterogeneo in ogni suo aspetto, rivolto con interesse alle fasi esplorative degli ambienti montani così come a quelle storico-culturali dei luoghi di visita.

Il Canavese

Percorso ciclabile sterrato vicino a Saluggia – Canavese.

Nel mirino del ciclo viaggiatore ci sono le ininterrotte strade bianche o sterrate offerte dal Canavese, intuitive traettorie definite dai canali artificiali (Cavour, Farini, Rotti, Naviglio d’Ivrea), poste al servizio dei campi coltivati vicini e lontani (risaie del vercellese).
Quale sia il reale piano di campagna non è dato saperlo, un intercedere di flussi d’acqua (rogge, canali, fiume) di diversa portata infonde vita ad una campagna che sembrava esserne priva, arsa dal sole cocente può solo ringraziare il complesso sistema idrico superficiale e i tanti sistemi di sollevamento idraulici che insistono sul territorio.
La Dora Baltea dispensa i suoi flutti ed è come se mi accompagnasse dalla confluenza con il fiume Po, acque chiare e spumose che sfiorano solo poche e piccole aree di periferia (Saluggia). La vegetazione ripariale estrania dal contesto, un limbo piacevole che si protrae per chilometri e ad intervalli sino ad irrompere nella scena all’imbocco del varco naturale di Mazzè.

L’anfiteatro Morenico d’Ivrea

Il Naviglio d’Ivrea nell’anfiteatro morenico d’Ivrea ed il percorso che ne consegue.
Il Giro della Valle d’Aosta in un tratto di strada sterrata vicino Albiano d’Ivrea.
Il rilievo collinare/morenico della Serra d’Ivrea.

L’Anfiteatro Morenico d’Ivrea è strabiliante. Nel rilievo morenico di origine glaciale (ghiacciaio Balteo, periodo Quaternario) si trova la più grande formazione morenica esistente in Europa (Serra d’Ivrea), il connotato principale insieme ai laghetti naturali e alle morene laterali-frontali originatasi dal trasporto di sedimenti.
Il tracciato diviene presto un’occasione per conoscere l’estremità sud-orientale dell’anfiteatro morenico, vi scorre tangente sfiorando i borghi (Moncrivello, Borgomasino, Vestignè) e i relativi castelli. Disegna traiettorie rettilinee in aperta campagna (Albiano d’Ivrea) accostandosi al Naviglio d’Ivrea, giungendo infine al capoluogo Canavese, Ivrea (Patrimonio Unesco).
Il territorio assume significati importanti per l’orografia. La Dora Baltea fa da spartiacque tra Alpi Graie (destra orografica) e Alpi Pennine (sinistra orografica) mentre la Serra d’Ivrea divide il Biellese dal Canavese settentrionale.

Navigazione terrestre tra le montagne

Ciclovie fai da te in Valle d’Aosta.
Stradelli di campagna a Montedaniele.
Castello di Montestrutto e chiesa di San Giacomo a Settimo Vittone.
Il castello è stato ricostruito nel XX in stile neogotico dopo essere stato distrutto nel XVI durante la guerra tra spagnoli e francesi.
Pendii terrazzati nei vigneti valdostani.

Penetro nella valle con il mio destriero d’acciaio, fendo le montagne seguendo le spaccature della terra, i corsi d’acqua sono amici miei che indicano la strada. Tra il fiume e la SS26 c’è quasi sempre un percorso adatto alla navigazione terrestre.
La campagna è gremita di stradelli bianchi e sterrati piacevoli che fanno dimenticare il traffico automobilistico.
Un primo castello (Montalto Dora) spicca fra tutti i rilievi collinari anticipando i futuri incastellamenti valdostani.
Può essere che siano i cosiddetti “Balmetti” di Borgofranco d’Ivrea a catturare l’attenzione, nome impresso alle strutture ricettive (Al Balmet dal Farinel, Balmetto Mercando) e alla piazza (dei Balmetti) per richiamare la particolarità degli edifici di Via del Buonumore. Si tratta di edifici privati utilizzati durante il tempo libero nei quali fuoriesce una corrente d’aria naturale, costante e fresca proveniente dalle profondità del massiccio del Mombarone.
Al ritorno sulla SS26 è opportuno divagare nel borgo di Montestrutto. Farsi tentare dalla rapida salita che porta al castello privato è anche il modo giusto per essere ricompensati dalla balconata panoramica della chiesa antistante.
Il vero appassionato d’arte e cultura si da appuntamento sulle alture di Settimo Vittone in cerca del battistero di San Giovanni e della pieve di San Lorenzo. Se la salita è faticosa e difficile da metabolizzare allora bisogna provare a pensare a cosa dev’essere stato il percorso di vita elaborato dalla via crucis, quella che s’intercetta a più riprese e che potrebbe aiutare ad esorcizzarla.

La Via Francigena

Il sentiero dei Vigneti in Valle d’Aosta – Torredaniele.
La Via Francigena in Valle d’Aosta – Vigneti a pergola (Topie).
Antico borgo medievale di Donnas, ingresso sud – Via delle Gallie e Via Francigena.
Il grande complesso del forte di Bard. Giace in posizione strategica, quasi del tutto inattaccabile e a strapiombo sulla valle. Una precedente struttura medievale occupava l’attuale altura, assediata e distrutta dalle truppe francesi di Napoleone Bonaparte nel 1800.
Il forte di Bard è cinto da possenti mura. I corpi di fabbrica sono disposti su livelli differenti e a forma di tenaglia. Al loro interno vengono ospitate mostre temporanee e musei di vario tipo.
Castello di Saint-Germain e di Chenal (entrambi in rovina) attorniati dal paesaggio valdostano della valle.

Il Giro della Valle d’Aosta trova la Via Francigena, anime gemelle che appena s’incontrano scatenano endorfine ed estasi a crepapelle.
Il più famoso percorso ciclo-pedonale della penisola prende le distanze dalla normale viabilità utilizzando solamente qualche stratagemma.
Supera con astuzia e malizia gli ostacoli naturali o le differenze altimetriche permettendo di vivere emozioni uniche a contatto con le più tipiche atmosfere valdostane.
A tal proposito il percorso è segnato dal passaggio nei borghi (i più rappresentativi sono: Carema, Donnas, Bard, Verres, Chenal, Cilian) e nei tipici vigneti terrazzati della sinistra orografica.
Il clima mite di questi versanti soleggiati ha permesso la coltivazione dell’olivo e della vite sin dall’antichità, nell’ultimo secolo si sono aggiunte al quadretto bucolico anche specie vegetali tipicamente mediterranee.
La tradizione vuole che siano delle colonne cilindriche in pietra a sostenere le cosiddette Topie valdostane (pergole). Il transito tra i viottoli del “Sentiero dei Vigneti” è dispensato dal verde intenso come dall’ombra di un bosco di latifoglie Il sole abbacinante dei tratti a mezza costa è l’elemento distintivo insieme ai panorami mozzafiato, in questi si superano facilmente interi versanti ricadendo in quello successivo.
Quei momenti di pace e serenità presi dal verso giusto.
Uno scorrere del tempo che lascia i suoi frutti negli interstizi del passato, fissandosi ai nodi nevralgici concessi dal presente.
Chi l’avrebbe mai detto che una vallecola solitaria (Provaney) appena accennata potesse sottendere i resti di due importanti castelli (Saint-Germain, Chenal), una chiesa (Sant-Germain) e alcune abitazioni.

Se l’Oriente orienta…

La ciclabile della Valle d’Aosta da Saint Vincent ad Aosta.
Una tabella chilometrica sulla ciclabile della Valle d’Aosta.

Ovunque io sia c’è sempre una Dora Baltea pronta ad aspettarmi. Quando torno reduce da una delle tante valli laterali/minori presenti in Valle d’Aosta è ad essa che ripongo le aspettative future, darle voce in capitolo è il minimo che possa fare. La passione anima il Giro della Valle d’Aosta e, come ogni buona passione, non dorme mai. Impetuosa, instancabile e in divenire proprio come la Dora Baltea. Cerco la sua compagnia per un futuro roseo, senza tutte quelle difficoltà (sportive) che mi aspettano appena me ne allontano.
Questo significa fiancheggiare il bordo strada (SS26) in assoluta sicurezza o trascorrere momenti di quiete nella campagna coltivata, sono sempre i chilometri macinati su una strada secondaria, sterrata o ghiaiata.
Se l’Oriente orienta chissà cosa può fare l’Occidente.
A parte giocare con le parole, può sicuramente divertirmi con l’unica pista ciclabile ( 40km circa da San Vincent ad Aosta) della Valle d’Aosta.
Quella svolta secca e duratura che porta aria di cambiamento verso occidente.

Tra il dire e il fare

Prime vedute sul Monte Bianco dalla sommità del castello d’Introd.
Carrarecce bucoliche a Liarey – Morgex.
La strada secondaria e panoramica che da Courmayeur porta alla famosa Val Veny.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo la morfologia del territorio.
Da Arvier al Monte Bianco bisogna sottostare alle leggi della natura che hanno reso profonde e scoscese le pareti rocciose/boschive lungo la valle.
Le circostanze mutano e così muta in parte anche la scelta del percorso, è tempo di condividere alcuni tratti di carreggiata con gli automobilisti.
Imboscarsi alla perfezione lungo fiume quando meno te l’aspetti (dal ponte della SS26 vicino Derby) per uscirne sorpreso alle porte di una piccola località montana, captare le possibili soluzioni definite sotto traccia e trovarle sotto forma di carrarecce (Liarey), brevi piste ciclabili (da Morgex a Gare) o sentieri pedonali sfuggiti alla cementificazione selvaggia dei cavalcavia (Courmayeur).

I castelli

I castelli più belli della Valle d’Aosta – Castello di Issogne.
VIsite guidate della durata di 45 minuti.
Castello Reale di Sarre.
Il castello sorge su un promontorio e domina la piana Aostana. Costruito nel 1710 sui resti di una casa forte del 1242 e acquistata successivamente (1869) dal re d’Italia V. Emanuele II, ne farà il quartiere generale per le battute di caccia nelle valli del Gran Paradiso.
Castello di Aymavilles – i castelli più belli della Valle d’Aosta.
Il castello privato d’introd.
Il castello originale risale al XII ed era composto dal mastio quadrangolare e dalla cinta muraria. Nel XV assume la forma poligonale (ottagono) ma subisce un rovinoso incendio nel XIX sec. Verrà ricostruito sulla falsa riga del precedente con decorazioni e scelte strutturali che ricordano i castelli di Fenis e Issogne (soffitti a cassettoni, portici del piano terra, dipinti, cortile interno e caminetti).

Nello scorrere dello spazio e del tempo si è accumulata una quantità di beni paesaggistici e culturali tale da destare notevole interesse di pubblico.
Il circuito di visita dei castelli valdostani è per l’appunto uno tra i fiori all’occhiello della proposta turistica locale, è solo avvicinandosi a questo frangente che si può scoprire quali/in che modo le dinastie hanno reso celebre i castelli pre-esistenti (medievali) e di nuova edificazione in Valle d’Aosta.
Tanto più si approfondiscono le vicende di ciascun castello e tanto più si scoprono incredibili similitudini tra di essi, sebbene possano discostarsi strutturalmente.
La dinastia dei Savoia, una delle più longeve d’Europa, controllava e gestiva l’intero territorio dandolo in feudo alle famiglie nobili più fedeli.
Per questo motivo la famiglia Challant aveva un ruolo di prestigio ed è stata la dinastia che più di tutte ha fatto parlare di sé tra il 1200 e il 1700.
Essa ha dato luogo ad importanti ampliamenti, abbellimenti architettonici/artistici interni ed esterni che portarono i rozzi incastellamenti iniziali(medioevo) a delle prestigiose sedi di rappresentanza, manifesto della potenza e del prestigio famigliare.
Nei castelli vengono abbandonate le strutture solide e massicce del medioevo per fare spazio alla nuova concezione delle dimore signorili del tutto simili a residenze fortificate, tant’è che alcuni di questi castelli non servirono mai ai fini bellici o difensivi.
Gli ultimi castelli a vedere la luce furono quelli della famiglia Savoia, costruiti a partire dal 1700.

Un giro a castello

Castello d’Issogne.
Visita guidata di 45 min. circa in uno dei castelli meglio conservati della Valle d’Aosta.
Ingresso al castello di Fenis.
Il Cortile interno riccamente affrescato alle pareti.
Sullo scalone d’onore spicca l’iconografia di San Giorgio che uccide il drago.

La visita guidata a castello diventa un’indispensabile chiave di lettura che contribuisce a rendere evidenti e chiare quelle particolarità che ciascuna fortezza possiede.
Bisogna decantare l’originalità degli ambienti affrescati interni ed esterni del castello d’Issogne per poi elogiarne la raffinatezza stilistica e la pregevole collezione/esposizione d’arredo antico(1400/1800).
La silhouette del castello di Fenis è eccezionale così come la presenza scenica senza eguali. L’interezza dell’opera e la sobrietà contribuiscono a darle quella percezione di fortezza inespugnabile e solenne.
Chi meglio del castello d’Introd può vantare una posizione strategica così ben funzionale, data dal riparo di un promontorio e dalle gole di due torrenti (Savara e Dora di Rhemes). Il mastio quadrangolare al centro del cortile interno incarna i fasti del precedente castello (XII sec.), dato alle fiamme nell’ottocento e riprodotto fedelmente sulla falsa riga del precedente (forma ottagonale, XV sec.).
Il granaio quattrocentesco sul piazzale è una testimonianza preziosissima perché rappresenta un raro esempio di costruzione lignea del basso medioevo valdostano giunta intatta sino ai giorni nostri.

E’ sull’onda delle battute di caccia reali ai grandi animali selvatici (stambecchi e camosci) che si consolida il dominio di casa Savoia nei territori montani, passione che determina l’acquisizione/trasformazione (Vittorio Emanuele II) e l’ultimazione (Umberto I) del castello Reale di Sarre.
Talvolta ci sono ristrutturazioni, modifiche volumetriche e importanti campagne decorative che possono prendere strade davvero sorprendenti, seguire il percorso evolutivo pensato per il castello di Aymavilles significa rendersene conto.
Una semplicissima casa forte quadrangolare cinta da mura che diventa una bellissima abitazione signorile mascherata da fortezza.
Un’evoluzione lunga secoli e cominciata con aggiunte di sopraelevazioni e torri angolari, continuata con giochi volumetrici derivati dall’aggiunta di logge e stucchi in facciata, terminata con trasformazioni ai vani interni e all’area cortiliva (parco terrazzato e ripido viale d’accesso sul lato sud).
Ultimo ma non per importanza è il fantastico e singolare tetto sorretto dal complesso e solido sistema di travi attribuito ai maestri carpentieri valdostani del ‘400.

I tesori dell’antica Roma in Valle d’Aosta

Il teatro romano di Aosta.
La sola facciata attualmente visibile è quella meridionale, alta 22 metri.
Essa è caratterizzata da una serie di contrafforti e di arcate ed è alleggerita da tre ordini sovrapposti di finestre di varia forma e dimensione.
Sono visibili le gradinate ad emiciclo che ospitavano gli spettatori (cavea), l’orchestra ed il muro di scena.
Il Teatro poteva contenere tre o quattromila spettatori.
Ponte acquedotto romano di Pont d’Ael (Pondel).
Grandiosa opera in muratura e blocchi di pietra da taglio datata al 3 a.C. La lastra lapidea apposta in chiave di volta riporta l’iscrizione che ricorda il promotore nonché proprietario del ponte. Captava l’acqua a monte e la portava nella cava (località Pesse) di proprietà per essere utilizzata a scopo industriale (estrazione, lavorazione marmo barbiglio).
Il condotto superiore è pavimentato con grosse lastre squadrate e impermeabilizzato con malta idraulica.

Talvolta per scrivere la storia non bastano solo le parole ma ci vogliono anche i fatti e in questo gli antichi romani sono formidabili.
Le mire espansionistiche (economiche, militari e politiche) ottenute con costanti campagne militari permettono all’antica Roma d’instaurare un dominio stabile e duraturo (25 a.C. imperatore Augusto) tra la Gallia Cisalpina (fertili pianure, Pianura Padana) e la Gallia Transalpina.
Da questo momento in poi fiorisce l’architettura, l’arte e la cultura romana che si può fortunatamente ammirare ancora oggi giorno in Valle d’Aosta.

Aosta

Gli scorci più belli di Aosta vanno cercati con attenzione tra i vicoli del centro storico.
Nella fattispecie sono aggrappato alle mura intento ad osservare un antico giardino privato vicino l’antico teatro romano.
Arco di Augusto ad Aosta.
Fu costruito nel 25 a.C. in occasione della vittoria dei Romani sui Salassi.
Esso si trova in asse con il decumanus maximus e dall’ingresso orientale della cinta muraria (la Porta Pretoria).
La Porta Pretoria è la porta d’ingresso orientale della città romana. Costruita nel 25 a.C. e si trova tuttora in eccellente stato di conservazione. E’ formata da due serie di archi, uno maggiore centrale e due minori laterali che racchiudono una piazza d’armi.
Chiesa paleocristiana di San Lorenzo.
Eretta sulle tombe dei primi martiri sepolti nell’area cimiteriale romana, sorta a sua volta su un insediamento funerario protostorico.
Agli inizi del V secolo fu costruita una basilica destinata a ricevere le sepolture dei primi vescovi aostani, distrutta in epoca carolingia e poi più volte ricostruita e modificata a partire dall‘XI-XII secolo.
Via Croix de VIlle ad Aosta.
L’ex foro romano di Aosta.
Il criptoportico forense è una struttura di contenimento e regolarizzazione del terreno eretta allo scopo di risolvere il dislivello tra l’area sacra (nord) e la parte civile (sud) del foro.

Il Giro della Valle d’Aosta è un ricettacolo di bellezze ed unicità tali per cui non bisogna perdersi d’animo un attimo, ancor meno quando si parla di reperti storici d’epoca romana.
L’appetito viene viaggiando tra importanti colonie romane, Eporedia ed Augusta Praetoria, l’attuale Ivrea ed Aosta, sorte a presidio della Via delle Gallie, quell’imponente/ardita opera architettonica ed ingegneristica che dal Gran San Bernardo-Piccolo San Bernardo segue verso valle i rilievi montuosi di sinistra e destra orografica (Dora Baltea).
Esse, per quel che ne concerne, celebrano i fasti del passato attraverso le mirabili strutture che contengono.
Aosta è definita la “Roma delle Alpi” essendo la seconda città dopo Roma con il maggior numero di reperti d’epoca romana.
A suggellare la teoria è sufficiente passeggiare per le vie del centro storico per distinguere cardus e decumanus, foro, teatro, cripto-portico, porte urbiche, cinta muraria, arco di Augusto.

La Via delle Gallie

Al tempo dei romani questo tratto di Via delle Gallie era a strapiombo sulla Dora Baltea, motivo per cui era necessario intagliare la roccia della montagna per consentire di passarci sopra o attraverso. L’arco romano ancora in piedi ne è una chiara testimonianza.
I resti del ponte romano della Via delle Gallie a Saint-Vincent.
Il ponte era lungo 49m e largo 4,64m. Oggi resta l’inizio dell’arcata, la spalla di sostegno di levante e un’arcatella cieca. Le spalle che sostenevano l’arcata poggiavano direttamente sulla roccia della gola.

Al contrario la Via delle Gallie diluisce il contenuto su 123 miglia, misurate in pietre miliari a partire da Aosta.
Bisogna indagare le forre dei torrenti per rivenire ponti (17 totali in origine) conservati (Pont Saint Martin) e in rovina (Saint Vincent, Châtillon).
La Via delle Gallie fa bella mostra di sé a Donnas.
Chi non s’accontenta è solo setacciando i pendii terrazzati a vigneto (Montjovet) o aggrappati alle rocce strapiombanti (Arvier, Mecosse, Leverogne) che può scovare porzioni di tracciato ancora intatti e nascosti.
Solidità ed equilibrio sono i principi cardine su cui verte la realizzazione di un tracciato così complesso e articolato che necessita di soluzioni di vario genere: tagli verticali nella roccia, muri di sostegno, sostruzioni, contrafforti e arcate cieche in opera cementizia.
L’infrastruttura non può che essere vista come un dialogo straordinario tra strada, montagna e dislivelli.

Le valli montane

Avvicinamento bici terminato. inizia l’escursione alla Finestra di Cignana.

Com’è bizzarra la sorte quando decide di destinare i quattro massicci più alti d’Italia proprio alla regione più piccola dello stivale, serviti e riveriti da valli montane piuttosto maestose che vanno di pari passo alla bellezza di tutta quanta la Creazione.
“Zitto e pedala” è il solito mantra di quando mi inoltro in ciascuna di queste valli, anche il pensiero s’accheta per l’ennesima volta, una sorta di leitmotiv al quale è impossibile sottrarsi. Accecato dal sole abbagliante delle quote, così scottante che brucia come i muscoli nelle salite sopra il 10% e pulsa come la testa prima d’essere immersa a bagnomaria in una fontana gelata, che rollercoaster d’emozioni incredibili.
Il più classico degli scenari d’apertura è rappresentato da valli brulicanti di vita vegetale, asserragliate tra due alte file di monti poco accessibili, sovente delineate dal solco di una profonda gola.
L’equivalente del più ostico dei passaggi per quanto riguarda la difficoltà di progressione in salita.
Smarcarsi dalle strade regionali è possibile, occorre solo portare alla ribalta sentieri natura, piste sterrate, strade agricole e ciclo-pedonali dagli angoli seminascosti delle valli.
Questo è il momento perfetto per godere in tutto e per tutto dello spettacolo della natura, strabuzzando gli occhi sul mondo delle terre alte.

Primi scorci della valle d’Ayas a Challand Saint Victor.
Pista ciclo-pedonale torrente Evancon a Champoluc.
Alpeggi di Saint Jacques des Allemands.
Baita e monte Pancherot tra i boschi della Valtournenche.
La verdeggiante valle di Cogne.
Inizio del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Il torrente Eyvia in valle di Cogne.
Pista ciclo-pedonale Valle di Cogne. Da Epinel a Cogne.
Il ghiacciaio della Tribolazione in Valnontey.
SR23 della Valsavaranche.
TMB. Tour du Mont Blanc – Val Veny.
Il ghiacciaio del Miage. Sotto questa lingua di detriti giace il ghiacciaio.

THE END

Info utili

In descrizione vi lascio il mio programma di viaggio giorno per giorno in modo che possiate avere un punto di partenza per la vostra suddivisione in tappe.
Io mi sono trovato benissimo, sono riuscito a trovare alcune soluzioni efficaci e a costo zero per dimezzare il peso in salita quando ero in alcuni dei tratti più duri del viaggio.
La mia visione ciclo-turistica non mi permette di fare più di 50/70 km in bici al giorno quando mi trovo a pieno carico, con il caldo e con le visite ai luoghi d’interesse, mi sono mosso di conseguenza.
In Val d’Ayas e in Valtournenche ho diviso la salita di tutta quanta la valle cercando da dormire in campeggio a metà in modo da poter proseguire il giorno successivo con l’avvicinamento alla parte escursionistica senza la zavorra di tutte quante le borse, lasciavo la tenda montata al campeggio e tornavo la notte successiva di ritorno dal capolinea della valle.

Tappe di viaggio

Primo giorno: Chivasso Stazione FS —> Ivrea. Totale 65 km circa prevalentemente piani. Dormire: Ostello Canoa Club. Cenare: centro città.
Secondo giorno: Ivrea —> Camping La Grolla (Val d’Ayas). Totale 46km circa di cui 11km e 650m dslv. + in Val d’Ayas.
Buona cena (qualità/prezzo) 1,5km prima dell’arrivo —>Cenare: Ristorante albergo Mont Nery.
Terzo giorno: Camping la Grolla —-> avvicinamento bici + piedi al Rifugio Grand Tournalin 2600m. Servizio mezza pensione. Totale 23 km circa di bici e 5,0 km a piedi. Rispettivamente 600m e 900 m dslv. +.
Quarto giorno: Rifugio Grand Tournalin —> Cima Becca di Nana 3010m —> ritorno al camping La Grolla.
Cenare: ancora al ristorante albergo Mont Nery. 10 km e 400m dslv. + a piedi mentre solo discesa in bici per 23km circa.
Quinto giorno: Camping La Grolla —> Camping Glair. Totale 45km circa di cui 15km e 650m dslv. + solo in Valtournenche. Cenare: costosa (unica possibilità) al Bar Bistrò Artemisia vicino al campeggio.
Sesto giorno: Camping Glair —> 2 escursioni in valle (vedi cartina inizio articolo)—> ritorno Camping Glair.
Totale 12km circa escursioni a piedi con 800m dlv.+ mentre 20km circa di bici con 700m dslv. +. Cenare: costosa (unica possibilità) al Bar Bistrò Artemisia vicino al campeggio o mentre si scende.
Settimo giorno: Camping Glair —> Aosta. Dormire: Camping Touring. Cenare: dignitosa (hamburger/pizza) al ristorante del campeggio. Totale 50 km prevalentemente discesa e in piano.
Ottavo giorno: Camping Touring —> Camping Gran Paradiso (Valnontey). Totale 40km circa in bici e 1300m dslv. +. Cenare: (Qualità/prezzo) Ristorante Lou Talapen a 200m dal campeggio.
Nono giorno: Camping Gran Paradiso (Valnontey). Escursione intera giornata al bivacco Money 2872m.
Totale 15km a piedi e 1000m dslv. +. Cenare: (Qualità/prezzo) Ristorante Lou Talapen a 200m dal campeggio.
Decimo giorno: Camping Gran Paradiso (Valnontey) —> Camping Pont Le Breuil (Valsavarenche). Totale 55km circa in bici di cui 15km in Valsavarenche, 1400m dslv. +. Cenare: Pizzeria del campeggio oppure rifugio Tetra Lyre a 500m dal campeggio (facile passeggiata lungo fiume).
Undicesimo giorno: Camping Le Breuil 2000m. Giornata di sola escursione a piedi. Totale 11km e 800m dslv. + circa o 1110 m dslv. + se si arriva alla cima del monte Giansana 3047m. Cenare: Pizzeria del campeggio oppure rifugio Tetra Lyre.
Dodicesimo giorno: Camping Le Breuil —> Camping Aiguille Noire (Val Veny). Totale 40 km in bicicletta di sali e scendi. Cenare: Pizzeria/ristorante in campeggio.
Tredicesimo giorno: Camping Aiguille Noire. Giornata di sola escursione a piedi. Totale 25km e 1500m dslv. +. Cenare: Pizzeria/ristorante in campeggio.
Quattordicesimo giorno: Camping Aiguille Noire —> Aosta stazione FS. Rientro per facile strada provinciale poco trafficata se affrontata alle prime luci dell’alba. Totale 50km in bici con leggera discesa/discesa.

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2 comments

  1. Grande Leo, anche stavolta sei riuscito a trasmettere le tue emozioni per la bella esperienza vissuta in Val d’ Aosta. Sei una continua fonte di ispirazione per future vacanze, naturalmente in modalità più soft non avendo tutta la tua energia. Ancora complimenti. Paolo

    • LeonardoBonetti

      Ciao Paolo! Grazie per essere passato a leggere l’articolo, vedo che ti è anche piaciuto, molto bene! C’è soddisfazione nel farti leggere i miei articoli! A presto.

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