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Risalita del fiume Adda in bicicletta – 350 km ad acque spiegate

Risalita del fiume Adda in bicicletta

350 km ad acque spiegate

Download file: Fiume Adda da Cremona a Bormio 1:2.gpx
Download file: Fiume Adda. Valtellina 2:2.gpx

Al cuore non si comanda

Certi amori non passano mai, sedimentano per poi riaffiorare a tempo debito.
Amore per qualcosa che ci piace o aspiriamo a fare.
A tal proposito è sufficiente una goccia per far traboccare il vaso, o dovrei forse dire invaso?
Io e il fiume Po siamo amici di vecchia data, lui è grande di cuore ed accoglie tanti altri piccoli fiumi, ecco che il fiume Adda è sangue del suo sangue e porta voce e colori di altre terre. Nella calura estiva, quando la vita di tutti i giorni e il grande Fiume procedono a singhiozzo, lancia una scintilla negli occhi di chi lo guarda, restituendo alcuni frammenti di luoghi lontani.

Così ebbe inizio la mia risalita del fiume Adda da Cremona a Bormio, 350 km ad acque spiegate!

Piccolo spaccato di viaggio

Ecco che nel mio piccolo ho saggiato l’immobilità della campagna sotto il sole cocente che mi esibiva oltremodo frutti di ogni tipo. Mi sono misurato con i terreni aspri e polverosi delle terre di Po e su altrettanti luoghi apparentemente abbandonati e selvaggi dove l’uomo è solo marginalmente contemplato. Ho fatto i conti con la sete nei primi chilometri del viaggio, imparando a centellinare l’acqua anche laddove la campagna lodigiana dimostrava averne in gran quantità. Ho perso il conto di tutti i canali, le rogge, i salti d’acqua, i mulinelli e le centrali idroelettriche incontrate nella parte centrale del percorso. Mi sono ritrovato dinnanzi al genio di Leonardo da Vinci quando sono entrato nell’Ecomuseo a lui dedicato nel parco Adda nord. Leonardo trascorse la vita studiando i fluidi e mise in pratica quanto imparato. I laghi situati nei piani alti del parco dell’Adda, tra cui quello di Como, si appropriano delle acque del fiume, concedendo un po’ di relax al viaggiatore. In Valtellina ho trattenuto a stento la felicità quando mi sono trovato a pedalare su motivetti d’acqua finissima provenienti dalle splendide e scure montagne del parco nazionale dello Stelvio.
L’ ambiente montano è ricco di testimonianze storiche. Il parco delle incisioni rupestri di Grosio e i molti castelli che dominano sulla valle ne sono un chiaro esempio.

Ciak si gira

Autoscatto davanti al duomo di Cremona, parte la risalita del fiume Adda!
Si scaldano i motori davanti alla mole del duomo di Cremona. Il primo di una serie di autoscatti.

Cremona

Ci sono cose che non si possono comprare, il viaggio delle meraviglie sul fiume Adda è una tra queste.
Cremona è nota come la città delle tre T: turòon, Turàs, tetàs (torrone, torrazzo, tettone). Due di queste sono riuscito a rintracciarle sul momento. Il Torrazzo è la torre in muratura più alta d’Europa e misura 111m (che per l’inquadratura in camera sono troppi) mentre al quarto piano è incastonato uno degli orologi astronomici più grandi del mondo, il quadrante ha un diametro di 8,20 m. La signorina in foto potrebbe essere un’esponente alla categoria della terza T ma di questo non ho prove certe.
Non sarà mai Cremona del cuore mio padrona, è ora di impostare la rotta, si punta a nord!

La golena del Po di Cremona in un giorno assolato d'estate
La golena del Po di Cremona.

Le golene del Po

Un ponte tra due mondi quello che collega Cremona all’area golenale sulla sponda opposta del fiume Po. La giustizia sommaria della giungla cittadina perde lentamente potenza e si arresta sul fianco del grande Fiume. Nessuno mi segue e la strada è finalmente sgombera, il piano ha funzionato, ho fatto perdere le mie tracce.
Basterebbe una semplice piena del fiume per sommergere d’acqua tutta l’area, la golena serve proprio per attenuare il fenomeno ma, data la grossa ondata di caldo che ha investito il paese, mostra un paesaggio che soffre della profonda crisi idrica.

“Perdonali perchè non sanno quello che fanno”

Ciclabile del fiume Po - Ciclovia VENTO
Bontà a cuor leggero. La strada scotta e l’aria è arroventata, nei polmoni manca l’aria. Inizio ad attraversare le terre di Po.

Cieli bianchi per te ho comprato stasera

Il sergente caldo mi ha in pugno ed io sto andando dritto nella sua trappola.
Quella magnifica intuizione di saggiare le terre di Po sotto un formidabile solleone.
Qual’è il colmo per un ciclista?
Prendere il sole sotto i raggi…..della bicicletta!.
Le ombre si ritirano e la golena non è che un lontano ricordo.
I campi coltivati chiedono acqua ma il fuoco incrociato di molti getti non è sufficiente per sconfiggere la vampa del sergente caldo e così la battaglia va avanti giorni e giorni.
Il percorso cicloturistico VIA PO si snoda in aperta campagna e al riparo dal traffico veicolare.
Il fiume ha un corridoio verde di tutto rispetto e innalza barricate verso di me con piante ad alto fusto e dalle chiome ridondanti. Curiosa anche la presenza di molte piante da frutto vicino alle case.
Un gruppo di cornacchie persevera a volteggiare sulla mia testa in modo poco promettente, sarò forse il loro prossimo pasto??

Cave di ghiaia e sabbia a ridosso del fiume Po
Cave di ghiaia e sabbia a ridosso del fiume Po.

 

Il fiume Po a valle dello sbarramento di Isola Serafini
Sbarramento di Isola Serafini, con questa siccità posso scorrazzare liberamente dentro all’alveo del fiume Po.

La campagna lodigiana e l’oro blu

Percorso ciclabile su argine vicino alla campagna lodigiana del fiume Po

A tu per tu con le coltivazioni intensive

Gli argini dei fiumi sono una bella trovata per tutta quella fetta di ciclisti che ama le rotte poco battute e ben inserite nel contesto ambientale. Pedalo su uno di questi vicino alla confluenza del fiume Adda in Po e la cosa che fa più impressione è il numero di campi coltivati a granoturco.
“Coltivazione intensiva mi dica”
“Vorrei acquistare del terreno incolto”
“Ci spiace, la superficie terrestre è momentaneamente occupata, si prega di riprovare più tardi”.
Un mare di pannocchie color giallo paglierino si incanala fino dentro l’orizzonte insieme a qualche sparuto e costernato albero posto nel mezzo a chiedersi: “cosa ci faccio qui?”
Non riesco a trovare altro.
Questa volta il sergente caldo si sconfigge dal basso.
I campi vengono allagati da grosse turbine poste a monte, l’invaso si riempie, infine l’acqua torna a defluire nel suo corso da una rottura aperta appositamente sul fianco.

Le condotte in cemento trasportano acqua per irrigare i campi
L’acqua è un bene prezioso per la vita di molte specie vegetali, con questi condotti a pelo libero si tiene in vita la campagna.

 

Le condotte in cemento trasportano acqua per irrigare i campi
Acqua tutto intorno a te. Uno dei tanti condotti forzati a pelo libero che trasporta acqua nella campagna lodigiana – Maccastorna (confluenza dell’Adda in Po). Una famiglia di maiali neri si ciba di ghiande sotto l’albero di questo fitto boschetto. Un capriolo non gradisce la nostra presenza e scappa via.

 

Una bella strada bianca di campagna per la mia sete di conquista
Sistema di chiuse, canali e manufatti in cemento per irrigari i campi.

La campagna lodigiana si sta avvicinando

I corsi d’acqua e i manufatti sopraelevati che la trasportano si moltiplicano a vista d’occhio e iniziano a sgattaiolarmi tra le gambe, come sono piccoli e impertinenti alcuni, quanto lavoro che hanno da fare. I ruscellamenti così come i salti d’acqua che si originano dai cambi di quota repentini mi fanno compagnia lungo il percorso e rendono più piacevole la convivenza in queste terre.

Il contadino che raccoglie il letame con il forcone a Maccastorna

Il castello infestato dai fantasmi

Mi immetto nella civiltà all’altezza del piccolo nucleo rurale di Maccastorna, vicino alla riva destra del fiume Adda. Niente di particolare da segnalare se non che qui sorge il fantastico castello del Belpavone.
Il castello visconteo risale al XIII secolo ed è appartenuto alla famiglia Bevilacqua fino al 1901. Colpisce per il suo assetto architettonico originale.
Il maniero è circondato da un fossato e presenta una pianta quadrangolare ma irregolare, le torri sono anch’esse disposte in modo irregolare, all’interno vi sono le prigioni.
Si narra che il castello sia infestato dai fantasmi delle 70 persone uccise in un tragico episodio accaduto in una notte d’estate del 1406.

Ingresso al castello del Belpavone
Il castello del Belpavone di Maccastorna.

La potenza è nulla senza il controllo

Un tratto nel canale della Muzza dove l'acqua scorre su due livelli
Un tratto nel canale della Muzza dove l’acqua scorre su due livelli.

 

Salti d'acqua di un immissario del canale della Muzza.

Le leggi della natura

Anche se cercassi di frugare tra le leggi nascoste della natura e provassi a darne una spiegazione finita e inconfutabile a tutto quello che vedo, rimarrei comunque deluso nel sapere che essa è in movimento, facilmente alterabile (anche per mano dell’uomo), ma sopratutto imprevedibile. Nella fattispecie i corsi d’acqua sono l’esatta espressione del mio pensiero.

Il canale della Muzza: storia

La risalita del fiume Adda volta pagina e si arricchisce di nuove storie.
E’ giunto il momento di presentare il canale della Muzza, il tassello mancante a questo già completo quadro di corsi d’acqua di superficie.
Il canale della Muzza nasce a Cassano d’Adda e termina la sua corsa nell’Adda di Castiglione. Lungo il suo percorso prende e restituisce acqua al fiume Adda ma la quantità maggiore viene riversata nelle campagne Lodigiane e in quelle tra Lodi e Milano. Il territorio circostante, prima delle operazioni di bonifica dei suoli, era occupato da estese aree paludose che si venivano a creare dal naturale deflusso delle acque della Muzza nella pianura. I terreni fertili e coltivabili aumentarono e si resero necessarie le operazioni di irrigazione, ecco che venne notevolmente ampliata la rete irrigua grazie al complesso sistema capillare delle rogge (canali di entità minore che si disperdono nelle campagne).
Il bacino irriguo della Muzza è il più grande di tutta la Lombardia, 67.000 ettari dei quali 42.000 irrigati direttamente.

Caccia grossa alle cascine

Le nostre storie si intrecciano ad ovest dell’abitato di Castiglione d’Adda, laddove il canale attraversa la SP26 che porta a Lodi. Prende il via l’operazione “caccia grossa alle cascine”. Ed io che pensavo di dovermele annotare tutte. Ci pensa la segnaletica dedicata a mostrarmi la direzione. Ogni angolo di campagna, ogni incrocio, così come ogni piccolo nucleo di case ha un gruppo ben nutrito di cascine, molte delle quali non più in buono stato. Lo schema più ricorrente è quello con struttura squadrata e pareti ampiamente traforate in mattoni. Ce n’è per tutti i gusti!
L’agricoltura e l’allevamento erano il settore trainante dell’economia locale, favorendo così lo sviluppo di queste tipologie costruttive sul territorio di Lodi. Casa e vita per tanti gruppi famigliari nonchè testimonianza storico-culturale ed architettonica del luogo.

Il canale della Muzza: regimazione

Luce mattutina sulla sponda destra del canale della Muzza di Lodi Vecchio
Al termine della prima giornata di viaggio si sono abbattuti violenti temporali su Lodi. La mattina successiva ho raggiunto Lodi Vecchio e ho seguito il sentiero del canale della Muzza in mezzo ad alcuni alberi abbattuti. L’umidità era altissima ma l’ambiente in cui mi trovo a pedalare era di una meraviglia unica.

 

Le acque del canale della Muzza affrontano il loro prossimo salto e sprigionano tutta l'energia acquistata
La Muzza non scherza affatto quando si presentano i salti d’acqua, si scompone e sprigiona tutta l’ energia accumulata.

Il canale della Muzza è presidiato da una natura rigogliosa che si dirada e si adatta agli schemi cittadini con l’avvicinarsi della periferia di Lodi. Il sole mattutino penetra nelle cortine di fumo che si elevano dalle campagne dopo il temporale, il bagliore diviene intenso e insostenibile al punto da non vederci più un fico secco. Una coppia di pescatori se ne sta appoggiata ad una chiusa in muratura aspettando che il sole volti strada e porti un po’ di frescura anche nel loro nascondiglio. La pesca non sta dando i risultati sperati ma i due non si perdono d’animo e agitano le canne per ravvivare la situazione.
La Muzza non è più capace di intendere e di volere, la natura viene tenuta in scacco come fosse in cattività. Il flusso e la portata sono monitorati così come i continui salti d’acqua.
Gli eccessi sono puniti con espulsione di nuovo liquido dai canali scolmatori. Le sponde sono tenute in ordine dalla vegetazione ad esclusione di una qualche fila di pioppi cipressini divenuta ormai troppo alta ed in forze per essere tagliata. Il fondo sterrato/ghiaiato attorno alle rive si mantiene bene nonostante il temporale e permette a ciclisti e podisti di trascorrere ore piacevoli fuori dal traffico.

Parco Adda Nord, impossibile resistergli

Due creature si dichirano amore eterno sulla panchina degli innamorati
“VI dichiaro marito e moglie, ora può baciare la sposa”

Percorrere la variante del canale della Muzza si è rivelata la scelta più azzeccata che potessi fare, è venuta a mancare quell’idea di purezza che mi ero fatto nel progetto iniziale della risalita del fiume Adda (solo e soltanto Adda) ma ho visto molte più cose lungo il percorso.
All’ingresso del parco Adda nord non c’è motivo di preoccuparsi, se è vero che tutte le strade portano a Roma allora è altrettanto vero che tutti i corsi d’acqua portano a Cassano d’Adda. Il fiume Adda, il canale della Martesana e il canale della Muzza convergono qui.

Villa Borromeo a Cassano d'Adda
Villa Borromeo.

 

Il cortile interno del castello visconteo di Cassano d'Adda
Il cortile interno del castello Visconteo di Cassano d’Adda.

 

Il castello Visconteo, il fiume Adda in un tratto balneabile e la ciclabile sotto di lui
Il castello Visconteo, il fiume Adda in un tratto balneabile e la ciclabile sotto di lui.

E’ sufficiente una rapida consultazione per capire che le eccellenze architettoniche del paese sono villa Borromeo, villa Brambilla e il castello Visconteo.

I corsi d’acqua interessati dal percorso

Canale della Muzza

Il canale della Muzza cede il passo al naviglio navigabile della Martesana in partenza per Milano, il testimone passa ora al fiume Adda alla periferia di Trezzo, al Naviglio di Paderno nel comune di Paderno d’Adda, poi di nuovo al fiume che torna in pianta stabile fino a fine percorso. Sembra di assistere ad una competizione su staffetta che non alla risalita dell’ Adda in bici, anche ai corsi d’acqua sta a cuore la buona riuscita di questo viaggio ed ognuno mi accompagna per il tratto di sua competenza.
Ogni naviglio svolge una precisa funzione ed è opera d’arte e ingegno allo stesso tempo; frutto di calcoli ingegneristici, sudore, investimenti economici per il territorio.

Naviglio della Martesana

Il naviglio della Martesana è un canale reso navigabile allo scopo di collegare il fiume Adda a Milano, opera di assoluta importanza per i commerci e l’irrigazione, al centro di numerose questioni di carattere politico.

Il Rùdun

Mi tuffo nel naviglio della Martesana -3 -2 -1... Ingresso in acqua!
Il Rudùn di Groppello d’Adda.

 

Il rùdun di Groppello d'Adda visto dall'alto
Il Rudùn azionato dalle acque della Martesana.

 

Particolare per capire il funzionamento del Rùdun di Groppello d'Adda
Particolare del funzionamento del Rudùn e delle sue parti. La fiaschetta sta scaricando l’acqua nella guida in metallo del piano stradale.

 

Palazzi signorili, case, ville, orti terrazzati si affacciano sul canale della Martesana di Vaprio d'Adda
Canale della Martesana a Vaprio d’Adda.

 

Ciclabile della Martesana a Vaprio d'Adda
Ciclabile della Martesana a Vaprio d’Adda.

Il naviglio passa da Groppello d’Adda dove è possibile ammirare il famoso Rudùn, la grande ruota di legno che viene azionata dalla corrente. Essa portava l’acqua a livello stradale allo scopo di irrigare orti e giardini ed alimentare le vasche dei lavatoi per bucati.
Martesana e Adda scorrono fianco a fianco fino a Trezzo sull’Adda per poi diventare una cosa sola.

Il Villaggio operaio di Crespi d’Adda

Villaggio operaio Crespi d'Adda
Villaggio operaio Crespi d’Adda.

 

Modulo abitativo nel villaggio operaio di Crespi d'Adda
Le abitazioni degli operai vennero vendute ai privati quando il villaggio operaio smise di essere produttivo. I ragazzi si divertono a giocare nel giardino di casa così come farebbero in qualsiasi altra famiglia italiana solo che intorno all’abitazione rimangono quei vecchi edifici industriali.

 

Moduli abitativi nel villaggio operaio di Crespi d'Adda
Altri esempi di abitazione nel villaggio operaio di Crespi d’Adda.

 

Cimitero di Crespi d'Adda, svetta il grande mausoleo realizzato in ceppo rustico dalla famiglia Crespi
Il villaggio è diviso da tre strade rettilinee, la più lunga di queste termina con il cimitero. Il grande mausoleo serve a celebrare la grandezza della famiglia Crespi ed è realizzato in Ceppo rustico d’Adda con decorazioni in cemento.

 

Lo stampo dei tombini in ghisa di Crespi d'Adda.
Lo stampo dei tombini in ghisa di Crespi d’Adda.

Il ponteggio predisposto sul fiume serve da collegamento con il villaggio operaio/città ideale di Crespi d’Adda (sito Unesco dal 1995). La famiglia Crespi realizza il villaggio industriale per le persone che devono lavorare nell’opificio tessile.
Il proprietario della fabbrica mette a disposizione casa, orto, giardino e servizi per ogni nucleo famigliare. Il padrone abita nella sua dimora (castello) ma si assicura di non far mancare nulla ai propri lavoratori.

Le conche del naviglio di Paderno

Passaggio alla centrale Taccani, fiume Adda.
Passaggio alla centrale Taccani, fiume Adda.

 

Vista sulla centrale Taccani
Vista sulla centrale Taccani.

 

Percorso ciclabile sul fiume dopo la centrale Taccani.

Il sistema di conche ideato da Leonardo da Vinci sul Naviglio di Paderno
Il sistema delle conche leonardesche.

 

Il sistema di conche ideato da Leonardo da Vinci sul Naviglio di Paderno
Il Naviglio di Paderno con altre conche.

 

Naviglio di Paderno e ponte San Michele
Naviglio di Paderno e ponte San Michele.

Naviglio di Paderno

Il naviglio di Paderno scorre anch’esso parallelo al fiume Adda e ha i lineamenti più accattivanti di tutti, l’ambiente naturale che lo circonda è molto raccolto e potente, la gola che lo contiene è coperta da sontuosa vegetazione che ne ricopre i pendii.
La cosa più speciale e affascinante di questo Naviglio è senza dubbio il sistema di chiuse o conche che permetterebbero alle acque dell’Adda di superare il dislivello e bypassare le rapide, mantenendo una portata costante.
Le conche sono otto:

a) Conchetta

b) Conca vecchia

c) Conca delle fontane, chiamata così per la presenza di risorgive naturali

d) Conca grande o conca madre

e) Conca di mezzo

f) Conca in Adda, chiamata così perché restituiva l’acqua al fiume

g) Settima e Ottava conca, le uniche con chiuse in metallo, sono state aggiunte dopo la costruzione della centrale Esterle.

Naviglio di Paderno: storia

Riflettori puntati sulle vicende legate all’operato del maestro Leonardo da Vinci che proprio sulle acque del fiume si diede un gran bel da fare.
Nel 1516 gli venne commissionato un progetto in cui si chiedeva di collegare Milano all’Adda a monte del suo tratto non navigabile. Leonardo elaborò due possibili soluzioni: l’apertura di un nuovo canale attraverso le pianure ad ovest per poi volgere verso sud all’altezza di Milano, in alternativa, un complesso progetto con canali, pozzi e chiuse a contrappeso in gallerie scavate nella viva roccia, dove poi fu costruito il naviglio di Paderno.
La costruzione del naviglio ebbe un forte impatto sull’economia locale, furono ingaggiati centinaia di scavatori e di carpentieri per la realizzazione dell’alveo e delle sponde. Nelle zone di Vaprio e di Trezzo furono attivate cave di ceppo dell’Adda, la pietra utilizzata per gli argini; numerose le fornaci attive per la cottura dei mattoni. I boschi di querce e carpini fornirono sia la legna per le fornaci sia i pali per il rinforzo delle sponde.
Non finisce qui, il paesaggio che fa da sfondo al dipinto della Vergine delle rocce di Leonardo è riconducibile al tratto di rapide sull’Adda in quanto a somiglianza.
Le centrali elettriche in pietra locale “ceppo dell’Adda” sono sparse sul percorso e completano il quadro delle cose da vedere.
Tutto quello che avete letto nel paragrafo “Parco Adda Nord” entra a far parte dell’ecomuseo Adda di Leonardo da Vinci.

Ciclabile sulla sponda orientale del lago di Garlate, arrivo a sole già tramontato
Ciclabile sulla sponda orientale del lago di Garlate, arrivo a sole già tramontato.


Non siamo poi così distanti da Olginate e Garlate, i due piccoli laghi che precedono la lunga sponda del lago di Como.

La Valtellina

La Valtellina si affaccia sul lago di Como in tutta la sua bellezza
Natura e montagne, il binomio perfetto! Partenza da Colico per il sentiero Valtellina.

La Valtellina, così piccola e così affascinante oggi come centinaia d’anni fa, riuscì ad impressionare anche Leonardo da Vinci:

Valtolina come detto valle circumdata d’alti terribili monti. Fa vini potentissimi e assai e fa tanto bestiame che da paesani è concluso nascervi più latte che vino. Questa è la valle dove passa Adda, la quale corre più che 40 miglia per la Magna”.

Nota bene: per raggiungere la Valtellina in sicurezza ed evitare il traffico lungo la SP72 è necessario montare sul treno regionale che da Lecco va a Colico, consultare orari di partenza sul sito ufficiale di Trenitalia.

La spiaggia di Colico attorniata dai rilievi del lago di Como
Inizio del percorso ciclabile dalla spiaggia di Colico.

 

Inquadramento

La Valtellina è servita da un lungo itinerario ciclabile extra lusso che collega Colico a Bormio (tra Sondalo e Bormio bisogna seguire la SP27 per circa 15 km).
Sulla spiaggia di Colico c’è un pannello informativo che indica il chilometraggio per raggiungere i principali centri abitati in valle, il capolinea è Bormio e bisogna pedalare 113 km per raggiungerla, il divertimento è assicurato, tanto lunga quanto bella questa ciclabile, tracciato dinamico e tutt’altro che monotono.

Il sentiero Valtellina a Colico
Il sentiero Valtellina dopo alcuni chilometri.

 

Il ponte di Ganda sul sentiero Valtellina
Il ponte di Ganda fu costruito nel 1778 da un’architetto milanese dopo che un’alluvione aveva distrutto il precedente ponte degli inizi del ‘500. Il ponte è sempre stato di fondamentale importanza per i collegamenti tra i due versanti della valle.

Sentiero Valtellina. Prima parte.

La prima parte di ciclopista è battuta dal sole e c’è scarso ombreggiamento, ad eccezione fatta per il lungo tratto infrascato in cui sono posizionati tavoli da picnic e fonti d’acqua potabile per ogni piazzola. Le erbe spontanee e i fiori di campo vengono lasciati crescere fino al tempo dello sfalcio, i bovini sono mansueti e ruminano avidamente la stessa erba profumata e guardano passare i ciclisti sul bordo del recinto elettrificato; ci sono anche molti campi coltivati a granoturco. Alcuni maneggi sono disposti accanto alla ripa del fiume Adda. Schiere di cavalieri e ciclisti che si salutano con un cenno o un gesto d’intesa.

I rilievi sono contenuti e il verde copre i pendii ma le severe montagne del parco delle Orobie Bergamasche e del parco nazionale dello Stelvio sono in agguato dietro l’angolo. I centri abitati in valle rimangono attaccati alla destra orografica del fiume, per entrarvi è necessario deviare dalla ciclabile al momento della svolta indicata.

Il sentiero Valtellina (tratto di SP27) nel parco nazionale dello Stelvio
Il sentiero Valtellina (tratto di SP27) nel parco nazionale dello Stelvio.

 

Il sentiero Valtellina (tratto di SP27) nel parco nazionale dello Stelvio

Sentiero Valtellina. seconda parte.

La seconda parte di ciclopista è interessata dai dislivelli e dall’aspetto naturalistico legato al fiume, al bosco, all’alta montagna del parco nazionale dello Stelvio e non solo.

“Dosso dei castelli”

Rupe magna

Il parco delle incisioni rupestri di Grosio, la rupe Magna e il castello Visconteo
Parco delle incisioni rupestri di Grosio. Rupe Magna, così viene chiamata la grande roccia su cui sono incise più di 5000 raffigurazioni rupestri databili tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del ferro (I millennio a.C.). La rupe è stata scoperta nel 1966 ed è una delle più grandi rocce incise dell’arco alpino. Le figure raffigurate sono figure antropomorfe, animali, figure geometriche, oggetti della vita quotidiana (ad esempio, i rastrelli), croci, simboli della religiosità cristiana.

 

Castello Nuovo o visconteo

Parco delle incisioni rupestri di Grosio
Castello Nuovo o Visconteo. Il castello sorge fra il 1350 e il 1375 con una doppia cortina di mura, giustificata da necessità difensive. Il poderoso donjon (torre interna fortificata) serve come estrema difesa del castello.

 

Parco delle incisioni rupestri di Grosio

A poca distanza dal centro abitato di Grosio c’è un piccolo angolo di storia nonchè ricco patrimonio archeologico e architettonico detto “Dosso dei Castelli”, un area ristretta in cui sorgono il parco delle incisioni rupestri di Grosio, il castello Vecchio di S. Faustino (X-XI secolo) e il castello Nuovo Visconteo (XIV secolo).
Il colle si erge tra la valle dell’Adda ed il torrente Roasco, all’imbocco della Val Grosina. Uno stradello in ghiaia devia dalla strada SP27 e si addentra nel bosco, al termine di una breve galleria scavata nella roccia si è praticamente arrivati in cima (5 minuti di salita a piedi).

Vesto tecnico perchè fa freddo e piove, alle mie spalle il negozio d'abbigliamento sportivo a Bormio
Fine della risalita del fiume Adda. Bormio è incastonata in mezzo a due bellissime valli montane ma non è da scartare la possibilità di prendere un’ondata di freddo e pioggia in estate. Mi aspettano 40 km a ritroso fino a Tirano dove potrò prendere il treno per tornare a casa. Mi rimane un po’ l’amaro in bocca per non essere arrivato fino alle sorgenti dell’Adda nelle Alpi Retiche ma era quasi impossibile con questo temporale.

 

 

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8 comments

  1. Carlo Veneroni

    Ciao Leonardo,
    mi sto ispirando al tuo bellissimo giro per un viaggetto da casa (Novellara (RE)) a Livigno. Ti chiedo un dettaglio che non so se puoi ricordare ancora dopo 4 anni. Prima di entrare nel comune di San Martino in Strada, quasi al 62° km, la tua traccia, così come quella di osm cycle, attraversa la ferrovia. In realtà in mappa la strada si interrompe prima e riprende subito dopo. Guardando le immagini dall’alto, parrebbe esserci un sottopasso, ma non si capisce con sicurezza. C’è anche molta vegetazione. Tu sei passato proprio di lì? Vado tranquillo che si passa? Grazie, complimenti ancora e scusa il disturbo. Carlo

  2. Roberto Giacomello

    Salve
    Il tuo viaggio lungo l’Adda mi sembra molto bello.
    Adesso che sono vacinato contro il Covid 19 e che il peggio sembra passato, vorrei fare il tuo stesso percorso in bici assieme a mia figlia, magari arrivare fino alla sorgente.
    Io sono pensionato ma ho una e-bike da provare.
    Mi sapresti indicare qualche hotel in prossimità del percorso ciclabile?
    Qualche informazione sull’ultimo tratto Bormio-sorgenti, mi sembra che l’altitudine aumenti in pochi Km?

    • LeonardoBonetti

      Ciao Roberto! Vedrai che la risalita dell’Adda in bici non ti deluderà assolutamente! Ci sono tante cose belle lungo il percorso. Potersi intrattenere con l’arte, la storia e le opere idrauliche di Leonardo Da Vinci è molto divertente.
      Lungo il percorso non mi sono appoggiato agli hotel e non so proprio consigliarti alcuna struttura, mi dispiace, ce ne saranno sicuramente, Google Maps o booking.com potrebbero venirti in aiuto.
      Come dici tu da Bormio alle sorgenti sarebbe la degna conclusione di una risalita dell’Adda in bici (avrei voluto farla anch’io ma c’era un forte temporale in corso quella volta), il dislivello aumenta notevolmente in pochi chilometri ma niente di impossibile a mio avviso.
      Buone pedalate e buone vacanze italiane!

  3. Bellissimo tutto anke come lo presenti. Complimenti ti seguo Grazie

  4. Ciao, complimenti,bel giro, bel racconto e belle foto stimolanti, hai anche la traccia?
    Suppongo che il giro si presti anche ad essere effettuato all’incontrario,
    sarebbe per semplificare la vita alla moglie.
    Ciao

    • Ciao Ivo, Grazie tante dell’apprezzamento!! Trovi le due tracce “Fiume Adda da Cremona a Bormio 1/2” e “Fiume Adda Valtellina 2/2” sulla barra del menù alla voce “Raccolta tracce gpx”. Il giro è ugualmente percorribile anche in senso inverso.
      Buone pedalate

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