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La traversata della Puglia in bicicletta – 750 km nell’entroterra pugliese

La traversata della Puglia in bici

750 km nell’entroterra pugliese passando per Matera

 

Piccolo elogio al turismo lento (e lentissimo) 

Spiagge deserte e ombrelloni abbassati, la stagione balneare è da considerarsi terminata.

Il turismo di massa imbocca la via di casa e ritorna la tranquillità.

Un nuovo e più consapevole fruitore di luoghi esce finalmente allo scoperto, meno valorizzato dei suoi predecessori ma sano portatore di curiosità, è il turismo lento.

Il turista lento vive principalmente di stupore e di emozioni, non sarà mai sazio finchè non le avrà trovate. Sarà lento se vuole esprimerle con una foto, sarà lento quando si fermerà a guardare ogni cosa, sarà lento e sorridente quando starà viaggiando a bordo di una bici carica di roba e la velocità è l’ultimo dei suoi problemi. Sarà lentissimo se le possiede tutte e tre.

La mia traversata della Puglia in bici, 750 km nell’entroterra pugliese passando per Matera.

Bici consigliata: mountain bike (meglio se con sospensioni).

Km tracciato: 750

Dislivello m: 9000

Giorni di percorrenza: 11 + 1 di visita a Matera

Difficoltà: medio/alta

Fondo stradale: misto.

Misto in Salento
Misto in Val d’Itria
Asfalto direzione Matera
Molto sterrato Alta Murgia
Asfalto sui monti Dauni

Download file: Tour Salento 4 giorni - Puglia 2017 in bici.gpx
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Download file: Direzione Matera - Puglia 2017 in bici.gpx
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Il Salento. Terra e libertà

Il SALENTO è di chi scommette ogni giorno sulle enormi potenzialità di questa TERRA e lo fa con la LIBERTA’ di credere che tutto sia possibile, volere è potere.

La traversata della Puglia parte dalla città di Lecce (fatevi un bel giro per le vie del centro prima di partire a pedalare), il capoluogo della provincia salentina in cui domina lo stile Barocco e dove chiese e palazzi del centro sono costruiti in pietra leccese.

I primi oliveti della campagna leccese.

 

Gli olivi secolari del Salento.

 

Lavori in campagna – La potatura dell’olivo in Salento.

 

I danni provocati dal batterio Xylella agli oliveti in Salento.
Il batterio, una volta che entra e si riproduce nella pianta attraverso l’apparato conduttore della linfa grezza, provoca il rapido disseccamento della stessa.

 

Il Salento è terra di grandi distese di olivi ma qualcuno si è permesso di inserire anche qualche mq di orto. 😛

 

Un tratto di aperta campagna nell’entroterra salentino.

 

Piccola e minimalista unità abitativa in Salento.

Si gettano le prime pedalate in quella che sarà la Grecia salentina, un’isola linguistica di nove comuni in cui si parla ancora un antico idioma di matrice Greca, il Griko.

La costa ionica del Salento

Un cartello sulla SP239 indica la svolta per la spiaggia di Punta Suina, una passerella scende nella boscaglia e ci porta fino in riva al mare.

 

Un bagnetto ristoratore fuori dalla calca delle spiagge più gettonate. #costaionica

 

Sono sceso dalla bici e mi sono accostato a quest’uomo misterioso mentre stava assemblando diversi ometti di pietra sugli scogli. La mia presenza l’ha turbato a tal punto da farlo smettere di cercare le pietre, l’ho pregato di continuare perchè mi interessava molto quello che stava facendo e gli ho chiesto di spiegarmi la sua passione. Abita e lavora in Friuli ma viene in Salento per trascorrere quattro settimane di ferie ogni anno, ha provato ad andare in altri posti ma alla fine non è mai contento come quando è in Salento. In questo scatto stava ricostruendo gli ometti di pietra che qualche persona ha buttato giù durante la notte. Sono molti quelli che si fermano a guardarlo, ogni tanto si ferma anche qualcuno che fa le costruzioni come lui e si sente finalmente a suo agio.

Il Salento è famoso soprattutto per il bel mare ed alcune località lungo la costa (riconoscimento di qualità “bandiera blu”). Il percorso conduce a Gallipoli e prosegue sulla strada litoranea, tra le tante cose è anche possibile visitare un frantoio ipogeo in cui si ripercorrono le fasi della macinazione, spremitura, fino all’immagazzinamento del prodotto finito nelle grandi cisterne interrate.
La strada provinciale è poco trafficata in bassa stagione e consente alle biciclette di circolare tranquille.

Una siesta veloce sopra le ultime scogliere del tratto di mare Ionico a Santa Maria di Leuca.

 

Un’ enorme distesa d’acqua all’orizzonte, non restare chiuso qui pensiero. Punta Riscola è il luogo d’incontro tra i due mari e punto più a sud del Salento. Non mi resta che lasciare alle spalle le accessibili e comode spiagge della costa ionica ed entrare nelle più frastagliate e alte scogliere del mare Adriatico.

 

Il promontorio di punta Ristola si trova alle propaggini del paese di Santa Maria di Leuca e fa da spartiacque tra il mar Ionio appena percorso e il mar Adriatico ancora da percorrere, nonché punto più a sud del Salento.
Alcune grotte e caverne permettono di scendere a mare e di muoversi dentro la sua scogliera.

In cima alla salita di una serra salentina.

 

I vigneti terrazzati e gli insediamenti umani sulla serra a Santa Maria di Leuca.

La strada volta all’interno e inizia a salire alle spalle del paese, andandosi ad infilare in una piccola valle. Giovani alberi d’ulivo rivestono i versanti terrazzati fin sul fondo dell’impluvio, laddove la presenza d’acqua ha favorito gli insediamenti umani in epoche precedenti.

 

Il comune di Specchia visto dall’alto di una serra.

 

La morfologia del territorio è assoggettata alle serre salentine, groppe sassose di elevazione contenuta che scendono a mare e si ripercuoto sul mio percorso mediante alcuni sali e scendi nella zona degli abitati di Presicce, Specchia e Tricase. Il centro di Specchia è un gioiellino di epoca medievale che merita assolutamente di essere visto, in particolar modo il palazzo Risolo e gli antichi frantoi ipogei al di sotto del tessuto cittadino (visitabili previa prenotazione).

La costa adriatica del Salento

Castro – Salento.

 

La grotta della Zinzulusa attira molti turisti da tutto il mondo, la guida entra con un gruppo alla volta perchè gli spazi sono ristretti, l’ultima stanza è la più maestosa e significativa di tutte. La visita dura 10 minuti circa.
La denominazione della grotta si riferisce al termine dialettale “zinzuli”, stracci, ed è dovuta alle formazioni carsiche, in particolare stalattiti, che pendono dal soffitto come fossero stracci appesi.

Tricase Porto segna l’inizio del lungo tratto di costa adriatica ricco di numerosi siti d’interesse storico/ambientale e naturalistici quali: la grotta Verde (accesso dal mare), la grotta della Zinzulusa (accesso via terra – ticket d’ingresso), palazzo Sticchi a Santa Cesarea Terme, la torre difensiva di Sant’Emiliano, capo d’Otranto (punto più orientale d’Italia), il laghetto cave di bauxite attorniato dal rosso intenso dei minerali presenti nel terreno.

Una spiaggetta nel golfo di Otranto.

 

Il meteo non ci ha assistito in Salento. Alcuni violenti temporali si sono abbattuti nell’entroterra costringendoci alla ritirata. Il primo giorno abbiamo percorso solo 35 km prima di prendere il treno che ci avrebbe portati a Gallipoli. Gli agricoltori, per paura di perdere buona parte del raccolto, hanno steso le reti per la raccolta delle olive ancor prima del tempo. Un uliveto vicino a Otranto.

 

Otranto è patrimonio culturale dell’Unesco e “borgo tra i più belli d’Italia”, l’affaccio sul mare gli ha permesso di avere un’importante funzione commerciale nei secoli, meritandosi l’appellativo di “porta d’Oriente”.
In un paio d’ore si possono visitare le porte d’accesso al centro storico, il castello aragonese, la cattedrale di Santa Maria Annunziata e la chiesetta di San Pietro.

Laghi Alimini.
C’era una volta lo sterrato dei miei sogni.

 

Lo sterrato intorno al lago Alimini Grande.

Lo sterrato che costeggia il lago Alimini Grande è veramente paradisiaco, un lungo e rilassante rettilineo che si estende tra il bosco paludoso e la collina tappezzata di olivi, una sottile e poco battuta traccia si stacca dalla precedente e si esibisce in un bel single track che farà ritorno su un’agevole strada sterrata.
Il viaggio tra i due mari della costa salentina non è ancora finito.

I faraglioni di Sant’Andrea.

 

Nel mio curriculum da viaggiatore posso inserire anche questo: “abile sui percorsi sterrati di scogliera e a picco sul mare”. 🙂

I faraglioni di Sant’Andrea sono quanto di più bello ci si possa aspettare da questa parte costiera a picco sul mare. I pinnacoli di roccia bianca si ergono imponenti dall’acqua e richiamano alla mente le disavventure di qualche naufrago caduto in balia della tempesta ed affondato dopo aver infranto la chiglia della barca su uno di questi monumenti di roccia.
Un sentiero in terra battuta percorre le scogliere tra un paese e l’altro, sembra proprio di stare sospesi tra cielo e mare, incredibile.

I muri perimetrali del sito archeologico di Roca Vecchia.

Un ultimo bagno nelle acque cristalline della grotta della poesia ed un tuffo nel passato all’età del Bronzo e al medioevo, quando la vicina area archeologica di Roca Vecchia era fiorente centro culturale e commerciale.

Una breve visita al castello di Acaya, ai camminamenti murari e alle vie del centro. Vogliamo riservare una visita più lunga per quando rientreremo in città a Lecce nel pomeriggio.

 

Il camminamento murario di Acaya.

Il tour della costa salentina è finito, non resta che fare rientro in città a Lecce passando per il bellissimo castello di Acaya, prendere il treno regionale diretto ad Ostuni ed inoltrarsi nella tanto famosa e bella Val d’Itria.

La Val d’Itria

Salendo in paese dalla stazione di Ostuni si ha sempre davanti la vista di questo agglomerato compatto di case bianche, non per niente Ostuni è anche detta la “città bianca” per via dei suoi muri ricoperti di calce.

 

Un piccolo scorcio tra le vie di Ostuni.

 

Pedalando nella natura della Val d’Itria.

 

La ciclovia dell’acquedotto pugliese è un percorso cicloturistico ed insieme escursionistico di 500 km che segue il tracciato di due condotte storiche dell’acquedotto: il Canale Principale, da Caposele (AV) a Villa Castelli (BR), che in soli nove anni (1906-1915) riuscì a far arrivare l’acqua a Bari, ed il Grande Sifone Leccese, che dal punto terminale del primo giunge fino a Santa Maria di Leuca.

 

Un tratto di ciclovia dell’acquedotto pugliese dove la natura bussa alle porte.

 

Un tratto di ciclovia dell’acquedotto pugliese indicato da segnaletica.

 

La raccolta dell’uva fatta a mano in Val d’Itria.
La Puglia è un territorio vocato all’agricoltura, fin dall’inizio del mio viaggio ho sperato di fare alcune foto ai lavoratori in azione nei campi.

 

Locorotondo.

 

I trulli di Alberobello.

 

Le case in calce bianca ad Ostuni e Locorotondo ed i trulli di Alberobello vi guideranno in quest’altra parte di entroterra che termina alle grotte di Castellana, altro meraviglioso ambiente sotterraneo che merita di essere visto.

Matera, la città dei Sassi

Il nostro primo approccio panoramico alla città dei sassi.

 

I Sassi di Matera.

 

Veduta di Matera dal sasso Caveoso. Al mattino si ha la condizione di luce migliore per fotografare i sassi di Matera, in modo particolare il Sasso Caveoso ma anche una parte del Sasso Barisano. I turisti non amano uscire dai loro alloggi finchè il sole non è sufficientemente caldo da scaldare le mattine autunnali, questo vi permetterà di scattare fotografie in tutta calma e senza che nessuno vi infastidisca.

 

Ammirare la gravina dall’alto del Sasso Caveoso è una cosa fantastica. Alcuni spazi sono interdetti al pubblico a causa dei lavori di sistemazione ma sono ugualmente spettacolari.

 

Arredo giardino nelle case in sasso di Matera.

 

I Sassi di Matera.
La piazza e la chiesa di San Pietro Caveoso. La chiesa di Santa Maria di Idris scavata nella roccia sotto al Monterrone.

 

Sasso Barisano a Matera.

 

Il parco della Murgia Materana.

Una lunga e poco trafficata strada asfaltata segna l’ingresso a Matera, e qui ce n’è che ce n’è da vedere! Cripta di sant’Andrea, casa cava, casa a grotta di vico Solitario, chiesa Madonna de Idris, chiesa e cripta San Pietro Barisano, chiesa di Santa Lucia alle Malve e tanto camminare!

I Sassi di Matera sono diversi ad ogni angolo, alle luci artificiali dei lampioni assomigliano in tutto e per tutto ad un presepe vivente, sono le persone che vi camminano in mezzo ad animarlo.
Il suono del ruscello sale dalla Gravina e il panorama visto dalla città è veramente eccezionale.

Il parco nazionale dell’Alta Murgia

Mi piacciono molto le condizioni meteo avverse, mettono un sacco di carica ed è un modo come un altro per vedere il paesaggio sotto un’altra veste. Le terre hanno già dato i loro frutti e si ritrovano spoglie di fronte alle prime nebbie autunnali. Non potevamo scegliere strade migliori per il trasferimento da Matera a Gravina in Puglia.

Una giornata intera fermi a Matera ci vuole se si vuole vedere quanto ha da offrire la città dei Sassi, si riparte alla volta di Gravina in Puglia dove è possibile visitare la città sotterranea (ne vale assolutamente la pena) ed i resti di civiltà rupestri nel canyon della gravina.
La città sotterranea nasce come cava di estrazione dei blocchi di Tufo, in seguito adibita a produzione e fermentazione per il vino in botti e cisterne di recupero per l’acqua piovana (Matera é città Unesco proprio per questo motivo).

Le strade bianche ed i sentieri non si fanno di certo desiderare nell’Alta Murgia. Parlavamo di questo tratto di percorso fin dall’inizio del nostro viaggio e alla fine eccolo qua, bello come non mai!!

 

I rialti terrazzati dell’Alta Murgia.

 

La natura è rinata nell’entroterra pugliese, sono bastati alcuni giorni di pioggia per rigenerare i cigli stradali secchi della stagione estiva e portarli a nuova vita con tanti fiori variopinti. L’autunno è anche questo…sorprendersi della natura! La traversata dell’alta Murgia continua.

 

Prima di attraversare la Murgia in bici ero convinto che avrei visto solo ampie distese di terra brulla, poca vegetazione, poca presenza umana invece ho attraversato anche boschi incantati e corridoi verdi di una bellezza unica!

 

Abbiamo fatto scorte d’acqua per resistere ai lunghi tratti di aperta campagna dell’alta Murgia e alla fine ci ritroviamo inaspettatamente in piccoli paradisi terrestri come questo fitto e verdeggiante corridoio nel bosco.

 

Il fondo sterrato prima e dopo Castel del Monte ci da un po’ di filo da torcere ma sentiamo di essere vicini al traguardo della mattinata.

 

Salti di gioia per essere arrivati sopra l’alto colle di Castel del Monte!! Le foto non rendono giustizia a questa enorme colosso di pietra ma è incredibile, il paesaggio intorno non ne parliamo. Dal verde rigoglioso sulle sponde del mare fino all’entroterra arido della Murgia. Un bel risultato!

I rialti terrazzati del parco nazionale dell’Alta Murgia sono solcati da numerose strade sterrate, per questa traversata della Puglia ho cercato di selezionare quelli più belli e interessanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, vedrete comparire all’orizzonte Castel del Monte in mezzo ad un paesaggio a tratti brullo e desolato in cui è molto difficile trovare riparo.

I monti Dauni

I campi arati del subappennino dauno visti dal borgo rurale di Candela ed il borgo di Sant’Agata di Puglia sul versante della collina.

 

Un mega discesone sotto il borgo rurale di Candela e il subappennino dauno che mi aspetta!

 

Scenari apocalittici sui monti Dauni. L’ultimo raggio di sole prima della sera.
Passerò la notte in uno dei borghi più belli d’Italia, Bovino.

 

La biodiversità dei monti Dauni.

 

Monti Dauni. Niente male questa panchina panoramica, ne approfitto per riempirmi gli occhi con tutto ciò che di più bello c’è.

 

L’idropulitrice dei poveri.
Un uomo lava e strofina la sua Ape car in una grossa pozzanghera, accumulo delle piogge dei giorni precedenti.

La traversata della Puglia in bicicletta si chiude con il tratto più arduo di tutto il percorso per poi spegnersi altimetricamente verso la pianura.
I monti Dauni sono l’ultimo ostacolo naturale prima dell’arrivo finale a San Severo, ma c’è un altro e più imprevedibile ostacolo, il vento. Nel subappennino dauno è il vento a comandare, un mare di pale eoliche che vi accompagnerà fino alle valli più chiuse dell’interno senza mai scoparire del tutto, sulle creste delle colline tira forte il vento.
I monti Dauni custodiscono anche importanti testimonianze storiche, sono otto tra i borghi storici più belli d’Italia a raccontare la storia dei luoghi.

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8 comments

  1. Salve , quando farete questo tour ?

    • LeonardoBonetti

      Ciao Alessandro! Al momento scrivo gli articoli dei miei viaggi passati ma non accompagno i lettori sugli stessi percorsi (sarebbe bello farlo!), spero che tu possa trovare alcuni spunti interessanti per partire in autonomia.
      Ti ringrazio per l’interessamento e ti auguro un’estate piena di pedalate!!

  2. Ciao Leonardo, come ti sei organizzato per i pernotti? Tenda (free o camping?), b&b?

    • LeonardoBonetti

      Ciao Giuseppe, felice d’averti qui! L’idea iniziale era quella di farci tutto il ciclo viaggio in tenda (camping e free) ma il mio compagno di viaggio ha poi preferito dormire in appartamenti, B&B o affittacamere, così abbiamo prenotato qualcosa da casa e il resto in loco man mano che procedevamo con le tappe.

      • Ciao Leonardo, a settembre ho fatto il giro in salento portando la tenda da campeggio. Ho apprezzato molto la libertà offerta di questa soluzione, potendo decidere all’ultimo dove fermarmi. Ho pernottato 2 notti. Ho sostato a S.Cesarea Terme e riva di ugento. Ora vorrei fare il percorso sui monti Dauni ma opterò per la sistemazione in b&b. Puoi dirmi come hai frazionato quel percorso, in quanti giorni l’hai fatto e le località dove hai alloggiato?

        • LeonardoBonetti

          Ciao Giuseppe, non mi è arrivata la notifica scusami tanto, ti rispondo solo ora.
          I monti Dauni li ho fatti in tre giorni e sono partito da Lavello (ho dormito a casa di un amico).
          1° giorno:
          Lavello – Bovino passando da Accadia.
          B&B la casetta di nonna Carmela a Bovino (te lo consiglio).
          2° giorno:
          Bovino – Roseto Valfortore ma non ricordo dove ho alloggiato (ho prenotato giorno per giorno sui Dauni)
          3° giorno: Roseto Valfortore – Castelnuovo della Daunia e ho continuato in discesa fino a San Severo per prendere il treno.
          Buona avventura Giuseppe!! 😉

  3. avete fatto voi la traccia o ne avete seguito una tipo Apuglia trail o simili??? ci piacerebbe visitare la Puglia e visto che di sterrato non troppo tecnico ce n’è tanto,volevamo farlo con le gravel,bellissime foto e bellissima esperienza!!!! bravi!!!

    • LeonardoBonetti

      Ciao Paolo, grazie mille per gli apprezzamenti!! Devo ringraziare Giuseppe Lagrasta, amico e cofondatore dell’Apulia bike trail, che mi ha fornito la traccia dell’intero percorso, hanno fatto un lavoro impeccabile e consiglio di annotarsi la data della prossima edizione del 2019, ne vale sicuramente la pena!! Io però ne ho seguita solo una parte e in alcuni tratti ho anche fatto alcune modifiche per semplificare la percorrenza (vedi monti Dauni). Ti riassumo un attimo, allora…
      Il Salento, dalle grotte di Castellana a Matera, l’allacciamento al Pulo di Altamura nel parco dell’Alta Murgia e la percorrenza su asfalto dei monti Dauni sono percorsi realizzati da me, il resto appartiene all’Apulia bike trail.

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