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Ciclovia dell’Oglio in bicicletta. 280 km da Torre d’Oglio al passo del Tonale

Introduzione

Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe successo di nuovo.
A distanza di un paio d’anni dalla risalita del fiume Adda (link) sto per accompagnarmi in bicicletta al corso del fiume Oglio e sono super elettrizzato perchè la cosa continua a piacermi un sacco.
Il filo conduttore che lega queste storie d’acqua e di terra è il fiume Po, va da sè che dietro un grande fiume come il Po c’è sempre un grande insieme di affluenti di fama minore e altrettanto belli da scoprire.
Il viaggio che voglio raccontare segue per davvero le magiche sponde del fiume Oglio.

Ciclabile o ciclovia che dir si voglia, sta di fatto che il tracciato sul fiume Oglio raccoglie consensi tra le schiere di ciclo viaggiatori.
E’ con le dovute considerazioni e qualche modifica al tracciato che propongo la mia risalita del fiume Oglio in bicicletta. 280 km da Torre d’Oglio al passo del Tonale.

Dati di viaggio

Bici consigliata: Mountain bike, Gravel, city bike.
Giorni in viaggio: 5
Km percorsi: 280
Dislivello totale in metri: 3800

Album fotografico completo

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“Che c’ho l’anima nel fondo del Po”

La foce del fiume Oglio.

Le acque del fiume Oglio si divincolano dagli argini che tanto l’hanno tenuto rilegato e s’avviano a diventare una cosa sola con il Grande Fiume.
Si sfiorano, fanno piroette, s’increspano un attimo e l’attimo dopo sono già una vastità che procede inesorabile nella corsa verso il mare.
Momento emblematico di tutta la ciclovia dell’Oglio, attimo magico in cui defluiscono tutti i pensieri di viaggio, l’apoteosi del viaggiatore.
Nel contempo una piccola imbarcazione catturata dalla corrente viene sospinta verso la foce sotto gli occhi dei passanti finchè scompare dietro il primo ostacolo.

Il primo fronte d’aria fredda proveniente dal nord Europa ha lambito la penisola italiana ai primi di Settembre costringendomi a fare i conti fin da subito con il vento contrario, insidioso quando ci si trova ad attraversare gli spazi aperti e piatti della pianura padana.
Un forte sussulto annuncia il ponte di barche di Torre d’Oglio dalla distanza, le robuste assi in legno sobbalzano ad ogni passaggio e nessuno passa inosservato, è l’inizio della ciclovia dell’Oglio.

Parco Oglio Sud

Che la ciclovia dell’Oglio abbia inizio. Ponte di barche di Torre d’Oglio.
Ma che spasso gli argini nel parco Oglio sud!
Uno dei tanti esempi di vivaio attraversati nella provincia di Cremona.
Corte Motta. Bellissima corte monumentale del XV secolo posta in prossimità della confluenza del fiume Oglio in Po.
Sistemi innovativi di pioppicoltura sulle sponde del fiume Oglio.

Tanto gentile e tanto onesta pare

L’argine maestro mi solleva da terra e, oltre le cime degli alberi e i margini della pianura, vedo irresistibili rilievi montuosi imbiancati finemente nella notte.
Le campagne circostanti mi corrono accanto mostrandosi piacenti ma non più belle. Campi scarni, a qualcuno mancano i frutti oppure soia e granoturco in attesa di essere mietuto, gli alberi parlano ancora d’estate ma per tutti è già il momento che precede l’autunno.
I vivai si propagano a vista d’occhio nelle provincie di Mantova e Cremona, fitti assembramenti di piante d’alto fusto racchiusi in appezzamenti tanto ridotti da risultare quasi impenetrabili.
Nelle prime divisioni anche certi campi verdeggianti d’erba medica, avanti così per chilometri e chilometri lungo il basso corso della ciclovia dell’Oglio.
L’acqua è un bene inestimabile sia per l’attività dell’uomo ( agricoltura in primis) che per noi stessi e in pianura padana si regima grazie ad un complesso reticolo di corsi d’acqua ed opere di bonifica ben visibili sul territorio e descritti lungo il percorso.
Nelle aree golenali attorno al fiume si pratica principalmente la pioppicoltura e il rimboschimento della vegetazione ripariale in quanto aree di riequilibrio ambientale, qualche bella corte (corte Motta) ma poche case nel complesso se non piccoli paesi annunciati da qualche campanile che svetta in lontananza.

Non tutto ciò che sembra è

Il camminamento delle torbiere di Marcaria.
Accampamento notturno alla struttura di accoglienza visitatori all’Oasi WWF Le Bine di Calvatone, molto raccomandato se cercate un rifugio o posto sicuro in cui dormire, il titolare è molto ospitale, lasciare un’offerta è il minimo che possiate fare ;).

C’erano una volta due meandri dell’Oglio, uno venne progressivamente abbandonato dal normale corso del fiume e l’altro si impaludò in seguito ad un intervento di rettificazione avvenuto a metà ‘700.
Acqua passata direte voi, invece no.
Aveva ragione Lavoisier a dire che nulla si crea, nulla si distrugge e che tutto si trasforma. Dal paleomeandro abbandonato si è originata la riserva naturale torbiere di Marcaria (vedi mappa) mentre dall’intervento di rettifica si è originata una palude che si estende per 97 ettari tra Calvatone (Cr) e Acquanegra sul Chiese (Mn) e si chiama riserva naturale regionale Oasi Le Bine (vedi mappa).

Unico raggio di sole nel mattino del secondo giorno, riparto dall’oasi Le Bine alla volta di Soncino.

Prova a prendermi se ci riesci

Come una madre che cerca di acciuffare il figlio per dargliele di santa ragione, anch’io mi lancio all’inseguimento del fiume che come suo solito si dimena da ossesso e fa mille capricci pur di non essere preso, si stira, si raggomitola fin quasi a strozzarsi e quando sembra tirare un sospiro di sollievo eccolo che riparte all’impazzata.
La ciclovia dell’Oglio nel parco Oglio Sud ha le sorti segnate dal moto tortuoso delle sue sponde e per venirne a capo si rifà in parte all’argine maestro, alle carrarecce di campagna o alle strade secondarie con la consapevolezza di chi vuole condurre il cicloturista negli ambienti più radicati e umili del mondo della civiltà contadina.

A pari passo con la storia dei luoghi

Il castello di Ostiano sorge al centro del paese su un’altura creata anticamente dal corso del fiume Oglio. Agli inizi del 1400 ci fu il consolidamento ed ampliamento della struttura ad opera dei Gonzaga, per l’assetto definitivo bisognerà aspettare fino ai primi anni del 1500. Una cinta muraria a quadrilatero e le torri cilindriche su ogni lato cingevano il castello prima della sua parziale demolizione. Come ogni castello che si rispetti non può mancare il ponte levatoio e il fossato tutt’attorno.
Sorrisi, sole, nuvole.
L’approvvigionamento idrico del maglio di Pontevico.
Il castello di Pontevico e un tratto d’Oglio vorticoso.

La storia dei luoghi torna a farsi sentire.
Degli insediamenti di epoca antica ormai non v’è più traccia.
I sistemi palafitticoli, i vicus romani, le ville che caratterizzavano quest’area sono andati perduti in tutto o in parte nel corso dei secoli, resta il fiume Oglio da cui tutto ebbe inizio, fonte di sopravvivenza ma anche importante via commerciale di collegamento tra i ricchi porti dell’Adriatico e le regioni transalpine.
Oggi come all’ora le sponde del fiume continuano ad essere abitate da importanti centri che lasciano un segno nel cuore di chi li visita.
Canneto sull’Oglio rivive i fasti passati facendo luce sull’impianto urbanistico del borgo.
I palazzi importanti dell’attuale via Roma, il ponte levatoio sul naviglio, l’antica piazza del paese utilizzata per la fiera ed il mercato, il castello passando per la torre gonzaghesca (XV sec.).
Il passato gonzaghesco riaffiora anche a Isola Dovarese e ad Ostiano.
Nelle giornate in cui si festeggia il pallio viene celebrata la venuta della corte mantovana a Isola Dovarese, momento in cui ci si cala tra le vie del centro e nella piazza Matteotti per rivivere l’atmosfera di metà quattrocento.
L’aspetto attuale del paese di Ostiano si deve quasi esclusivamente ai Gonzaga. Battaglie, invasioni e continui cambi di proprietà minarono ogni tipo di testimonianza preesistente.
Nel 1511 Ludovico Gonzaga seppe sfruttare l’antica altura creata dal fiume Oglio per costruirvi il nuovo sistema difensivo (castello e cinta muraria) dei Gonzaga di Ostiano.

Parco Oglio Nord

Il parco Oglio Nord subentra al parco Oglio Sud in corrispondenza del ponte ciclo-pedonale sul fiume Mella.
La prima avvisaglia di un lenta e progressiva trasformazione che si concretizzerà con l’arrivo al lago d’Iseo, per il momento non ci sono evidenti cambiamenti in atto. La ciclovia dell’Oglio continua ad essere quella di sempre, un fil rouge indissolubile tra ruralità, borgate e centri abitati d’interesse storico.

Il meraviglioso mondo di Soncino

La rocca Sforzesca di Soncino, una delle più tipiche rocche del cremonese.
Cambio di programma, mi discosto dal tracciato ufficiale della ciclovia per visitare brevemente il centro abitato di Soncino sul far della sera. Decido di proseguire sulle piste sterrate destra orografica del fiume Oglio fino a Torre d’Oglio per poi ricongiungermi al percorso originale della ciclovia. Si può trovare da dormire all’Ostello Molino di Basso di Torre Pallavicina.

Alice, nel paese delle meraviglie, non è andata da sola, ci sono anch’io con lei. Che ci crediate o no, ho visto un drago di nome Tarantasio, dall’alito pestifero, emergere dalle acque del lago Gerundo.
Dietro ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità, dopo tutto il lago Gerundo è esistito per davvero e non avrei motivo per dubitarne.
Mi trovo nel meraviglioso mondo di Soncino, uno dei borghi più belli di questo lembo di pianura lombarda a cavallo tra le provincie di Brescia e Cremona, dove leggenda e storia convivono da migliaia d’anni.
Perchè stare al passo coi tempi quando si ha il privilegio di rivivere un patrimonio storico/artistico così significativo ed integro lasciato dai trascorsi della Soncino medievale e rinascimentale.

Molto più di un nome

All’epoca delle invasioni ungare nel nord Italia (IX e X sec.) si assistette alla nascita di numerose fortificazioni che interessarono anche Soncino.
Secondo gli storici furono i Goti, una popolazione di origine germanica, a stabilire un primo insediamento sul dosso attuale.
Lo stesso toponimo Soncino significherebbe “re delle acque”.
Coicidenze? Non credo.
Questo titolo onorifico è un’ulteriore prova dell’esistenze del lago Gerundo, presenza comprovata anche dagli studiosi.
Oggi del lago non v’è più traccia e le uniche acque che scorrono lungo i resti della cerchia muraria sono quelle del Naviglio nuovo Pallavicino.
La rocca e la cerchia muraria di epoca sforzesca (1454 – 1536) sono il fiore all’occhiello del sistema difensivo soncinese.

L’inventiva prima di tutto.
Grazie Robert Frost

Il parco Oglio Nord alle prime luci del giorno vicino all’ostello Molino di Basso.

Adesso tocca a me rivoltare come un calzino questa ciclovia dell’Oglio per vedere cosa ne salta fuori.
L’inventiva prima di tutto.
Mi piace concepire il viaggio come qualcosa di personale, unico e possibilmente avventuroso, andare a scardinare i capisaldi e le certezze di ciò che è noto per abbandonarsi all’ignoto.
Lo stesso viaggiatore Robert Frost si trovò di fronte ad una scelta simile, dover decidere quale delle due strade divergenti prendere nel mezzo di un bosco, le seguì entrambe con lo sguardo fin che poté, era dispiaciuto di una simile scelta, si riservò la prima per un altro giorno pur sapendo che non sarebbe mai tornato indietro.
Presa la meno battuta e questo fece tutta la differenza.

Il territorio della Calciana inferiore

Le mura esterne del castello Barbò a Pumenengo.
Palazzo Oldofredi a Calcio. Una delle più antiche residenze nel territorio della Calciana, di proprietá della famiglia Secco dal 1380 fino alla trasformazione in villa durante il 1700.

Le ruote mordono lo sterrato muovendosi in simbiosi con il fiume, oltrepassata la ex SS235 si viene immediatamente risucchiati dalla vegetazione della riserva naturale Bosco dell’Isola riemergendo fronte campagna soltanto a tratti.
Il naviglio Nuovo Pallavicino si affianca per l’ultimo saluto per poi sparire con la stessa velocità con cui è arrivato.
Chiuso nella morsa di due piccoli canali sbuco finalmente all’ostello Molino Di Basso, struttura che anticamente ospitava gli operai impegnati nel lavoro dei campi, sul corso d’acqua antistante il piazzale viene messa in bella mostra la ruota idraulica del vecchio mulino.
Intercetto numerosi piccoli e giulivi canali impressi nei campi, nascosti sotto le fronde degli alberi o nel bel mezzo della riserva naturale Boschetto della Cascina Campagna e me ne vengo a capo grazie al percorso ciclo-pedonale della Calciana bussando così alle porte di Pumenengo.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli e il castello Barbò si comportano come due dirimpettai che si scrutano all’angolo di piazza Castello, due colossi ma anche due epoche a confronto.
Riuscire a spuntarla sul castello di Pumenengo è impresa ardua.
La vecchia roccaforte difensiva riconvertita a residenza nobiliare è un’opera di grande pregio a ricordo delle gesta della famiglia Barbò, impegnata nella difesa del territorio della Calciana inferiore.

“Oglio” in tutte le lingue del mondo

La Ciclabile del fiume Oglio tra Cividate al Piano e Pontoglio. I profili delle montagne si fanno sempre più vicini.
Uno dei tanti corsi d’acqua di passaggio durante la ciclovia dell’Oglio.

Per gli scrittori romani Plinio e Cassiodoro era ollius, nei codici antichi si trova scritto oleum, olium e nelle carte geografiche hoio.
Il fiume Oglio era sulla bocca di tutti già molti secoli fa, fin dal medioevo è stato uno dei fiumi più sfruttati in Italia da bresciani, bergamaschi e cremonesi per le sue derivazioni.
Un circolo virtuoso di rogge, canali adduttori e seriole alimentano le campagne circostanti rispondendo al grido del fiume.
La ciclovia dell’Oglio segue questo via vai di corsi d’acqua su strade bianche, sterrate e ciclabili con qualche accenno di strada asfaltata nei tratti di collegamento.

Palazzolo sull’Oglio

Ponte romano di Palazzolo sull’Oglio. L’unico scorcio che sono riuscito a trovare sul fiume. Una pensilina molto fastidiosa rovinava la parte alta della foto nel punto di discesa delle barche al fiume così mi sono tolto le scarpe e sono entrato in acqua per togliere gli elementi di disturbo.
Affreschi di Pregio del 1500 circa nella cappella di San Rocco a Palazzolo sull’Oglio.

Sin dall’antichità il fiume Oglio ha rappresentato una linea di confine tra due popolazioni celtiche, gli Insubri ad ovest e i Cenomani ad est.
Per contrastare lo strapotere e la crescente ricchezza soncinese nacque Orzinuovi sulla sponda opposta del fiume, lo stesso successe al borgo palazzolese. Il borgo fortificato di Mura voleva il controllo sul fiume
dando così origine ad accesi conflitti, solo nel 1192 venne siglata la pace di Mura mettendo la parola fine agli scontri che però proseguirono sotto altre vesti fino al 1500 circa.
Il fiume Oglio ha determinato l’evoluzione e la conformazione del territorio palazzolese, molte entrate provenivano dai vari mulini lungo l’Oglio, da un frantoio da olio e soprattutto dal transito sul Ponte Reale.
Il ponte romano collega tutt’ora le due borgate ed è impossibile non vederlo. Durante l’impero romano fu luogo di transito sulla strada Brixia (Brescia) – Mediolanum (Milano). Nel 1259 Ezzelino da Romano ( l’uomo che rinacque come drago a Soncino dopo essere stato ucciso) attraversò il ponte con 8000 cavalli per affrontare le truppe di papa Innocenzo II a Cassano d’Adda.
Oltre a torre e rocca, comuni ad entrambi i borghi, il borgo di Mura offre la possibilità di osservare dei magnifici affreschi di pregio nella cappella di San Rocco (vedi foto) e la cosiddetta “porta de Berghem”, ultima porta rimasta delle quattro appartenenti al borgo medievale.

La roggia Fusia

La roggia Fusia, il sentiero verde del fiume Oglio da Palazzolo sull’Oglio a Paratico.
Il sentiero verde del fiume Oglio a Palazzolo sull’Oglio.

Alla periferia di Palazzolo sull’oglio si fanno strada nuovi possibili scenari. Il sentiero verde della roggia Fusia accresce il senso di stupore e piacere provato fin’ora.
La roggia è dal 1477 che è in funzione e trasporta l’acqua dell’Oglio prelevata a Paratico fino all’entroterra bresciano. Il tracciato segue fedelmente ogni sua mossa anche laddove non sembra esserci sufficientemente spazio per passare.
Sguardo vigile e prontezza di riflessi quanto basta per un’andatura rilassata, sarà l’occasione per stare a contatto con la natura e apprezzarne i connotati.
Luci, suoni, colori, profumi si rivolgono a me ed è un dolce naufragar della pace dei sensi, parentesi di una mezz’ora che non può rimanere inascoltata.
Fianchi tappezzati d’alberi rigogliosi che cercano d’emergere nel caos di una vegetazione intricata e i giochi di luce che sono la costante di questo frangente.
Le montagne del lago d’Iseo stanno per arrivare.

Il Lago d’Iseo è servito!

– Riserva naturale torbiere del Sebino – Nel quaternario ci fu il progressivo ritiro delle acque a sud del lago d’Iseo con la conseguente formazione di una depressione acquitrinosa.
Nel corso dei millenni la grande quantità di vegetazione cresciuta andò a formare un ingente strato di torba da cui oggi prende il nome di torbiera.
A partire dal 1800 la torba presente nel luogo veniva estratta come combustibile industriale e domestico.
Monte Isola. Lago d’Iseo.
Autoscatti esaltanti sulla pista ciclopedonale Vello – Toline.
La pista ciclo-pedonale Vello – Toline accanto alle acque del lago d’Iseo.

Un caloroso saluto dal lago d’Iseo, bacino lacustre incuneato nelle prealpi lombarde con la particolarità di possedere la più grande ed alta isola lacustre d’Italia, monte Isola.
In men che non si dica le colline si trasformano in montagne diventando ostacoli insormontabili con una bicicletta, la ciclovia dell’Oglio deve battere in ritirata e seguire la sponda orientale.
Chiudi gli occhi e scegli l’ambientazione che più ti piace, non serve la bacchetta magica per esaudire i desideri. Relax, divertimento, sport, natura e cultura sono a portata di mano.
Senza uscire dal seminato, l’ambiente acquatico della riserva naturale Torbiere del Sebino è il luogo ideale per passeggiate tranquille alle porte d’Iseo, famoso borgo rivierasco ricco di storia. I vicoli di questo centro storico conservano testimonianza di epoca medievale in abitazioni, chiese (Sant’Andrea e San Silvestro) e nel castello Oldofredi.
Pista ciclabile e SP510 si spalleggiano lungo il percorso passando in rassegna i borghi sulla costa, scorrono accanto uno dopo l’altro e si librano in aria illuminati dal sole del pomeriggio.
Le scogliere a picco bloccano il passaggio, la SP510 rifugge in galleria mentre per noi ciclisti è giunto il momento di goderci il gran finale sulla pista ciclabile Vello – Toline prima di sbarcare all’altro capo del lago.

La val Camonica

La ciclabile della val Camonica a Darfo Boario.
Fiore profumato che punteggia le zone luminose adiacenti al fiume.

Sebino e val Camonica non sono mai stati così vicini tra loro da quando i traffici commerciali di epoca romana si sono fatti strada tra queste montagne. Pisogne mantenne il ruolo primario nei commerci anche nel medioevo tenendo vivo il flusso economico dalla pianura lombarda alle alpi e viceversa.
La val Camonica raccoglie il testimone lasciato dal lago d’Iseo e si mette in carreggiata sfoggiando la più bella delle piste ciclabili.
Lieto e fuggitivo adesco il sole del mattino, esibisce cielo limpido e aria spumeggiante in cambio di qualche cono d’ombra riflesso dalle montagne a schiera. Un vecchio fienile desolato, le fabbriche e tutto il versante orientale pagano scotto per aver riportato la luce in quello occidentale.
Il fiume Oglio è risorto dalle tenebre ed è sempre li che rimescola acqua a ciclo continuo.
L’occhio vuole la sua parte ed è subito accontentato da un contesto ambientale ineguagliabile che però non ha la stessa risonanza di quell’effimero ed inebriante profumo che fuoriesce dal piccolo fiore rosa nella vegetazione fluviale.
Per sbaglio o per errore… chissà, i campi di granoturco sembrano chiedersi che ci faccio qui mentre altrove si mette fieno in cascina prima che arrivi il freddo inverno, campi scarni e qualche filare di vigneto quanto basta per un uso famigliare.

Il Ponte “romano” di Montecchio in val Camonica è lungo 24 metri ed è costituito da una campata, composta da blocchi di granito e pietra simona. Nel 1686 è stato ricostruito sui resti di un ponte più antico che collegava il castello medioevale sul Monticolo alla sponda opposta del fiume.
– Affreschi di pregio nella chiesa di Santa Maria Assunta ad Esine. – La chiesa, monumento nazionale, viene edificata nel 1500 e ricostruita alla fine del 1700. Dell’impianto originario rimane la navata unica tipica della pieve rustica, il tetto a capanna e il campanile dal cuspide conico. L’interno si contraddistingue per la quantità e qualità di affreschi della navata e del presbiterio ad opera di Giovanni Pietro di Cemmo. I temi rappresentati possono essere suddivisi in due gruppi principali: la “Storia della Salvezza”, che occupa l’arco santo e la zona presbiteriale, e immagini della devozione popolare, disposte in riquadri ordinati nella navata.
Teatro ed anfiteatro romano di Cividate Camuno. Ingresso libero ed orari specifici di visita. Interessanti le spiegazioni della storia greca e romana legata all’utilizzo di questi due spazi pubblici.
– Incisioni rupestri Foppe di Nadro. Riserva naturale incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo – Volevo visitare le incisioni rupestri dell’ area di Naquare (la più famosa) ma mi sono sbagliato, non vi sto a spiegare i motivi ma la signora del museo è stata molto gentile e convincente a tal punto che ho proseguito con la visita. Devo dire davvero niente male. Questi sono i segni lasciati dai nostri predecessori molte migliaia di anni fa sulle rocce levigate dai ghiacciai della val Camonica.
Durante la visita al parco si può camminare scalzi sopra le incisioni per poter osservare meglio le rappresentazioni sulle grandi pietre.

Quante pagine di storia sono state scritte da quando l’uomo primitivo ha messo piede in val Camonica all’incirca 8000 anni fa.
Bastò quel primo colpo di martellina sulla nuda roccia a siglare l’inizio dell’arte rupestre.
Il fenomeno non si esaurì anzi, crebbe in modo esponenziale tanto che oggi possiamo vantare la bellezza di ben oltre duecentomila figure su circa duemila rocce dislocate nei vari parchi attrezzati.
E venne l’uomo dell’epoca romana che lasciò ponti (Montecchio), fori, sculture, anfiteatri, terme e teatri (Cividate Camuno) per il piacere della collettività.
E venne l’uomo del Medioevo che lasciò torri (Cividate Camuno) e castelli difensivi (Monticolo, Breno) per combattere l’avanzata dei nemici.
E venne l’uomo del rinascimento che lasciò pievi, chiese (Santa Maria Assunta ad Esine) e opere d’arte per la casa del signore.
Infine venne l’uomo moderno e lasciò terra bruciata dietro di sè.

Medio corso del fiume Oglio in val Camonica e il Pizzo Badile Camuno in lontananza.
Monte Concarena in val Camonica. La Concarena è una delle montagne piú famose in valle, costituisce il gruppo montuoso più elevato della dorsale calcareo-dolomitica che separa la media valle Camonica dalla valle di Scalve.
Alla fine di una lunga ed impegnativa giornata non mancano i colpi di scena. L’ora del tramonto è al culmine, la foto è d’obbligo.
L’acqua si tinge di riflessi dorati e lo stesso vale per la montagna alle spalle, un quadretto perfetto se non fosse per la vegetazione che non mi lascia in pace. Saltello e mi tengo aggrappato alle rocce della sponda del fiume fino a che libero l’otturatore della macchina fotografica e ritorno a riva ormai certo d’arrivare ad Edolo con il buio.
Il borgo antico di Incudine in val Camonica.
La ciclabile della val Camonica tra i verdi prati di Vezza d’Oglio.
Nel clou della val Camonica.
I primi tornanti per salire dai 1258m del paese di Ponte di Legno fino ai 1884m del passo del Tonale e mettere così la parola fine a questo viaggio.
Le montagne dell’alta val Camonica tra Ponte di Legno e il passo del Tonale.
Salti di gioia al passo del Tonale. 280 km sulla ciclovia dell’Oglio.

Sono attimi di puro stupore quelli che precedono l’arrivo a Ceto,
le cime dei monti della Concarena e la pala del Pizzo Badile Camuno (2434m) danno prova di essere le montagne più vistose e belle della media val Camonica.
La valle si restringe e la ciclovia dell’Oglio deve trovare
terreno fertile dove capita, accompagnandosi al torrente su belle piste ciclabili, attraversando piccoli borghi, località montane, verdi prati o boschi a confine del parco regionale dell’Adamello.
La fatica si propaga nel fisico almeno quanto la gioia dello spirito.
I tornanti per il passo del Tonale piegano a destra e a sinistra esibendo maestose cime innevate e i bassifondi da cui provengo, la strada spiana lentamente e lascio andare anche l’ultimo respiro affannoso in vista del colle di quella che ricorderò come una delle più belle ciclovie d’Italia.

Info utili

Ciao! Ti voglio dire ancora qualche cosa per organizzare al meglio la tua ciclovia dell’Oglio in bicicletta con tenda al seguito.
Perchè la tenda? Perchè è la soluzione più economica per chi viaggia da solo, se viaggi in gruppo valuta l’ipotesi di dormire in struttura, potresti dividere le spese e spendere ugualmente poco.
Lungo il percorso ho trovato poche strutture economiche nelle vicinanze.
Nel parco Oglio Sud si spende tra i 40 e i 60 euro a notte con colazione inclusa, cifre impensabili per me, anche i posti per campeggiare scarseggiano (parlo di campeggio custodito e non di campeggio libero), consiglio vivamente di campeggiare all’oasi WWF Le Bine, posto sicuro con bella accoglienza del proprietario che vive qui. Prima tappa corta con le altre inferiori agli 80 km/giorno, si riesce a spendere poco e vivere bene.

Programma e costi in viaggio

1°giorno:
Mezza giornata in bici.
Km: 35.
Difficoltà: facile.
Pernottamento: tenda.
Luogo: Oasi WWF Le Bine (sul percorso).
Costo: offerta libera.
Cena in paese a 3/4 km.

2°giorno:
Giornata intera in bici.
Km: 80.
Difficoltà: facile ma lunga.
Pernottamento: struttura.
Luogo: Ostello Molino di Basso vicino Soncino (sul percorso).
Cena: Trattoria dell’Angelo (300 m dalla struttura).
Costo: 30 euro circa + 11/14 euro cena completa.

3°giorno:
Giornata intera in bici.
Km: 65.
Difficoltà: facile.
Pernottamento: tenda.
Luogo: Camping Eden a Pisogne (sul percorso).
Costo: 20/26 euro.
Cena in paese.

4°giorno:
Giornata intera in bici.
Km: 67.
Difficoltà: facile (medio da Capo di Ponte a Edolo).
Pernottamento: tenda.
Luogo: Camping Adamello a Edolo (1,5 km fuori paese).
Cena: Trattoria Adamello a Edolo (1,5 km dal camping).
Costo: 15 euro + 18 euro cena completa.

5°giorno:
Mezza giornata in bici.
Km: 30 + 30 (ritorno alla stazione ferroviaria di Edolo).
Difficoltà: medio/difficile.

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5 comments

  1. Mi pareva, ma non ne ero sicura. Allora benissimo, conosce la strada. A presto!

  2. Buon pomeriggio,
    Se ripete il percorso, passi a trovarci: siamo a Monasterolo di Robecco d’Oglio (CR).
    Villa Bottini La Limonaia, già castello e poi residenza estiva nobiliare, ora foresteria con servizio b&b, parco, piscina e campo da tennis.

    • LeonardoBonetti

      Certamente, lo terrò a mente… Grazie! 😉
      Ci siamo anche incontrati, ricorda?
      Avete proprio una bella dimora, il giardino è incantevole, un posto molto tranquillo. A presto allora, chissà che non capiti da quelle parti 😁.

      • Ciao Da Edolo treno sei tornato alla partenza del giro?
        Saluti, Matteo

        • LeonardoBonetti

          Ciao Matteo! Al ritorno dalla ciclovia ho preso un treno da Edolo per tornare a casa ma non alla partenza. San Matteo delle Chiaviche (punto di partenza della ciclovia) dista circa 30 km da casa mia, potevo scegliere se andare la in bici o farmi accompagnare da qualcuno, non è semplice arrivare con i mezzi pubblici, non c’è una fermata del treno e arrivarci in autobus è complesso considerato che si ha con sè la bici.

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